Per una pensione di 817 euro hanno ucciso una povera ragazza” ritenuta responsabile della morte prematura del fidanzato, sequestrata, ridotta in schiavitù, vessata e derubata della pensione di invalidità che riceveva in quanto affetta da “disturbo della condotta in ritardo mentale di media gravità“. Poi portata in un capannone e uccisa in maniera brutale da una famiglia composta da padre, madre (cognata della vittima) e figlio di appena 15 anni. Lo stesso che in una videochiamata su Instagram con la sorella confessa l’atroce delitto, fornendo particolari che indirizzano gli investigatori nel luogo dopo era stato occultato il cadavere.

E’ uno scenario devastante quello che emerge nelle indagini sulla scomparsa e l’omicidio di Marzia Capezzuti, la 29enne milanese trapiantata per amore nel Salernitano nel 2017, pochi anni prima dell’inizio del suo incubo. Giovane “fragile e vulnerabile”, come la descrivono i pm, Marzia ha vissuto anni di inferno prima di essere ammazzata il 7 marzo del 2022 in un casolare di Montercorvino Pugliano e ritrovata dopo mesi, il 25 ottobre dello stesso anno. Un cadavere irriconoscibile a causa delle violenze subite e degli oltre sette mesi di distanza dal decesso. Cadavere identificato grazie a un frammento del palmo della mano e a un dente ritrovato sul luogo del delitto.

I Carabinieri hanno arrestato Damiano Noschese, la compagna Mariabarbara Vacchiano – sorella dell’ex fidanzato della vittima Alessandro– e il loro figlio 15enne. Per la Procura ordinaria, guidata da Giuseppe Borrelli, e per quella minorile di Salerno, avrebbero ucciso la giovane, occultandone il cadavere. I due sono accusati anche di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona e indebito utilizzo di carte di pagamento. Il figlio 15enne dovrà invece rispondere di omicidio e occultamento di cadavere.

L’incubo di Marzia, definita soggetto vulnerabile per la sua disabilità, inizia nel 2019 dopo la morte prematura del fidanzato Alessandro. Lei aveva trovato ospitalità in casa dei Noschese-Vacchiano ma dopo, secondo gli investigatori, è nato un forte astio nei confronti della giovane, ritenuta ingiustamente colpevole. Così diventa ospite “indesiderata“, venendo sottoposta a maltrattamenti e torture “per punizione”.

Marito e moglie, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, si sarebbero impossessati della sua pensione d’invalidità, prelevandola ogni mese – come hanno ricostruito i carabinieri grazie ad un alert installato sul sistema di videosorveglianza dello sportello automatico – da settembre 2021 al giugno successivo. Il conto intestato alla 29enne sarebbe stato aperto presso l’ufficio postale di Pontecagnano.

Non contenti, i coniugi Noschese-Vacchiano riescono a isolare Marzia anche dai suoi genitori: quando la giovane scomparve nel nulla nel marzo scorso, la madre e il padre non sapevano nemmeno che fosse ancora a Pontecagnano Faiano perché, nell’estate 2021, era stata proprio Mariabarbara a comunicare loro che la ragazza si era allontanata con un fantomatico fidanzato.

Agli atti dell’inchiesta c’è pure una confessione extragiudiziale, molto importante ai fini dell’inchiesta, fornita dal figlio 15enne della coppia nel corso di una videochiamata Instagram con la sorella. Il ragazzo, durante la conversazione, avrebbe fornito una descrizione delle modalità dell’omicidio e del luogo in cui sarebbe avvenuto. Un indizio che ha consentito ai carabinieri di circoscrivere l’area nella quale, poi, a ottobre 2022 è stato trovato il cadavere della giovane.

Gli ultimi momenti di vita di Marzia sono stati ricostruiti in entrambi i provvedimenti cautelari grazie alle testimonianze di numerose persone vicine alla famiglia Vacchiano-Noschese, alcune anche presenti in casa nel giorno della sua scomparsa. La 29enne sarebbe stata portata via proprio tra tre indagati dalla casa di residenza in piena notte. Testimonianze utili anche al ritrovamento del cadavere, irriconoscibile, all’interno di un casolare lo scorso 25 ottobre 2022.

Poi per identificare il cadavere, in stato di decomposizione e reso irriconoscibile dalle violenze subite, i rilievi effettuati dalla scientifica ed il materiale biologico estrapolato da un dente rinvenuto sul pavimento vicino al cadavere hanno consentito di appurare che si trattasse del corpo della ragazza.

Analisi dattiloscopiche, ottenute comparando un frammento palmare recuperato quel giorno dai carabinieri, che hanno permesso di formulare “un giudizio di identità tra il palmo presente sul fiale DSC01050″ e il palmo della mano sinistra di Marzia Capezzuti”. Dette conclusioni risulterebbero suffragate da ulteriori accertamenti tecnici eseguiti su materiale biologico estrapolato dal dente trovato nel casolare.

Nel luogo in cui fu abbandonata, il sindaco di Pontecagnano, Giuseppe Lanzara, ha deposto un fascio di fiori, accompagnato da un messaggio: “da questo momento Marzia potrà finalmente riposare in pace”.

Redazione

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