Con il braccio destro, fuori camera, tiene stretto l’iPhone mentre inizia a registrare il video-selfie, quello sinistro si allarga per accompagnare e dare un senso coerente alle parole che scandiscono l’incipit della prima clip post-vacanze: “eccomi qua, sono ricomparsa, richiamate tutte le unità sono a Palazzo Chigi”.
Quest’ultimo video pubblicato da Giorgia Meloni è davvero molto utile. Infatti, a prescindere dalle visualizzazioni e dai like ottenute sulle singole piattaforme che compongono l’eco-sistema social della premier, ci aiuta a esplorare da vicino il tono di voce della leadership meloniana. Un tono che ha delle caratteristiche oramai solide.

Dopo due anni, maggior parte commenti positivi

Con una premessa: in questi due anni di permanenza a Palazzo Chigi, un periodo per nulla breve considerando la rinomata instabilità della politica italiana e delle maggioranze di governo che si alternano, una consistente fetta dei commenti postati dai follower, indipendentemente anche da tipo di contenuto pubblicato, continua a essere positiva. Al contempo, considerato il ruolo istituzionale di Presidente del Consiglio, è curioso sottolineare come non si è manifestato in questi ventiquattro mesi neanche una evidente irritazione o contrarietà per la scelta della Meloni di adottare un linguaggio che vira molto spesso verso il “gentese”.

Il ‘gentese’ della premier

Un lessico pensato e veicolato per frantumare il diaframma della sfiducia e della diffidenza dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni. Uno stilema politico che la rende unica, riconoscibile e inimitabile senza però intaccarne – in termini di percezione collettiva – la reputazione. Nella costruzione della comunicazione digitale Giorgia Meloni sembra interessata a salvaguardare molto di più la narrazione di un rapporto disintermediato – che nei fatti non lo è per nulla – che intrattiene con i pubblici follower, piuttosto che rispettare il rigore imposto dalle etichette lessicali proprie del ruolo istituzionale.

Anzi, proprio per queste ultime due ragioni, da un lato recuperare il deficit dialogico con i follower e dall’altro non farli sentire estranei alla quotidianità di un Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni continua a preferire un linguaggio semplice, imbevuto se è il caso di opportune venature romanesche, potremmo dire risciacquato in Tevere, e che si adatta perfettamente a quello che utilizziamo da utenti nei nostri post o che ritroviamo nei creator e negli influencer che seguiamo.

Obiettivo conquista dell’audience

Quindi, il tono di voce di Giorgia Meloni, prioritariamente guarda con malcelato interesse alla conquista dell’audience e dell’attenzione digitale, anche esasperando volutamente l’orizzontalità del parlato, e solo dopo e se necessario si cura del rispetto delle convenzioni lessicali istituzionali.
Del resto, è sufficiente mettere sul tavolo il pallottoliere e tener in conto che sull’account Instagram il video del ritorno in un solo giorno ha incassato meno 2 milioni di visualizzazioni, altre 630 mila su Facebook e 850 mila su X, senza voler inserire nel conto aritmetico le interazioni di Telegram, WhatsApp, LinkedIn e YouTube.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).