Il caso
Migranti, Italia denunciata a Onu per ‘respingimenti privatizzati’ in Libia
Una ong di giuristi, la Global Legal Action Network (GLAN), ha denunciato l’Italia davanti alla commissione diritti umani dell’Onu per un caso di respingimento in Libia, in cui un giovane sudsudanese era stato fatto sbarcare con la forza in un porto libico dopo essere stato soccorso da un cargo nel Mediterraneo. La commissione diritti umani dell’Onu, composta da 18 esperti, dipende dall’Alto commissariato Onu per i diritti umani, si limita a dare pareri e non ha alcun potere vincolante sugli Stati. È la prima volta che una denuncia di questo genere viene presentata a questo organismo. La GLAN denuncia la pratica dei “respingimenti privatizzati, grazie ai quali gli Stati costieri dell’Ue chiedono ai cargo di rimandare i rifugiati e altre persone che hanno bisogno di protezione verso luoghi poco sicuri, in violazione dei loro obblighi in materia di diritti umani”.
Il sudsudanese per il quale è stata presentata la denuncia, che ormai vive a Malta dove ha presentato richiesta di asilo, aveva provato a raggiungere l’Europa a novembre del 2018 con circa un centinaio di altri migranti. Allora 19enne, era stato soccorso con gli altri l’8 novembre al largo delle coste libiche da una nave mercantile battente bandiera di Panama, la Nivin. Secondo la rete GLAN, il Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi (Mrcc) italiano aveva chiesto il 7 novembre alla Nivin di soccorrerli e poi di rivolgersi alla guardia costiera libica. Al loro arrivo nel porto di Misurata, nell’ovest della Libia, il 10 novembre, i migranti si erano rifiutati di lasciare l’imbarcazione per timore di maltrattamenti, tranne un piccolo gruppo. I circa 80 migranti rimasti a bordo erano stati sbarcati a forza una decina di giorni dopo e l’Onu allora lamentò l’assenza di una soluzione pacifica nonostante gli sforzi di mediazione. Secondo la ong GLAN, i migranti erano stati “violentemente evacuati dalla nave dalle forze di sicurezza libiche” e il giovane sudsudanese era stato ferito con un’arma da fuoco alla gamba, poi “detenuto arbitrariamente, interrogato, picchiato, sottoposto a lavori forzati e privato di trattamento medico per mesi”.
A fine ottobre l’Italia ha deciso di rinnovare un accordo molto controverso ma ritenuto efficace firmato nel 2017 con la Libia, che prevede di aiutare finanziariamente e formare la guardia costiera libica per bloccare le partenze dei migranti, con il sostegno dell’Unione europea. Secondo la ong GLAN, i “respingimenti privatizzati” dei migranti sono aumentati in modo considerevole da giugno del 2018. “Le autorità italiane hanno subappaltato le loro violazioni dei diritti umani a degli attori privati per evitare ogni responsabilità. Tuttavia l’Italia ha la responsabilità di queste violazioni dei diritti umani”, afferma Noemi Maguglianin, ricercatrice giuridica presso GLAN.
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