Frattura tra Gregorio Mammì, del gruppo consiliare del M5S in Regione Lombardia e Beppe Grillo. La goccia che fa traboccare il vaso è la questione green pass e tamponi. In particolare, il consigliere, membro dell’Ufficio di presidenza della Commissione sanità e in predicato di diventare nuovo capogruppo, attraverso un post su Facebook ha ufficializzato lo strappo. “Beppe Grillo ha dichiarato: ‘Se lo stato decidesse, come auspicabile, di pagare i tamponi per entrare in azienda, per questi lavoratori, servirebbe circa 1 miliardo di euro fino a dicembre 2021’“. Ecco la lettera aperta del consigliere al garante del M5S.

Caro Beppe Grillo,
Ultimamente capita sempre più spesso, ma anche stavolta non concordo con le tue affermazioni. La questione Greenpass non è un problema di fondi, ma di come uno Stato riesce ad essere credibile agli occhi dei cittadini. L’avvento del Greenpass, e le relative proteste, sono l’esempio eclatante del fallimento di una politica sanitaria che si è basata troppe volte sugli annunci politici e pochissime volte su dati scientifici, e perciò, i cittadini hanno perso fiducia nello Stato.

Non possiamo permetterci ambiguità poiché i dati ci dimostrano che l’unica strada da percorrere è quella della maggior copertura vaccinale possibile. Dovremmo porci invece il problema di quali strumenti possiamo utilizzare per perseguire la tutela della salute pubblica. Ad esempio si potrebbe valorizzare la normativa sulla sicurezza sul lavoro, e prevedere che il vaccino rientri tra le misure di contrasto al l’infezione da Covid, ovviamente in un percorso informativo e formativo che coinvolga lavoratori, datori e istituzioni.

Pensare di risolvere “il problema” green pass, finanziando con soldi pubblici i tamponi per chi non vuole vaccinarsi non può essere una risposta, anzi sarebbe un insulto verso quei cittadini che, seppur con qualche dubbio, hanno deciso di affidarsi allo Stato ed alla scienza”.

Mammì rappresenta la svolta moderata dopo l’ultima batosta elettorale (alle elezioni comunali di Milano il M5S che appoggiava Layla Pavone ha raggranellato la miseria del 2,9%) che ha avuto come effetto l’uscita di Monica Forte (presidente della Commissione regionale antimafia) in direzione Verdi. Ed è probabile la prossima uscita di Luigi Piccirillo, consigliere regionale “duro e puro“, che da tempo vota in dissenso dal gruppo.