Non si ferma la curva dei contagi e le maggiori aree metropolitane d’Italia (Milano, Roma e Napoli) sono costantemente in affanno nella gestione dell’emergenza coronavirus. Nel capoluogo campano e in quello lombardo gli ospedali sono allo stremo. Una situazione quasi al collasso che potrebbe portare nelle prossime ore le Regioni competenti e il Governo a confermare l’ipotesi, già lanciata dal presidente Vincenzo De Luca la scorsa settimana e rilanciata da virologi e dirigenti medici, di un lockdown circoscritto alle due province.

Una chiusura, già a partire dai prossimi giorni o al massimo dall’inizio della prossima settimana, di almeno 15 giorni ma non è da escludere che venga prorogata fino a inizio dicembre. Nelle ultime 48 ore le aree metropolitane di Napoli e Milano hanno registrato numeri record: ieri 2.210 la città partenopea e 1.940 quella meneghina, oggi 2.008 la provincia napoletana e 2.708 quella milanese. Dati che hanno fatto precipitare la situazione negli ospedali cittadini.

Ieri Giudo Bertolini, responsabile del Coordinamento Covid-19 per i reparti dei pronto soccorso lombardi, ha chiesto esplicitamente un nuovo lockdown: “I pronto soccorso della Lombardia, così come di altre aree d’Italia, sono in grande difficoltà. Mi riferisco soprattutto alle aree di Milano, Monza e Brianza e Varese. La situazione è davvero molto difficile in quasi tutte le strutture – ha spiegato Bertolini – e non c’è molto spazio per l’ottimismo. Bisogna fare un nuovo lockdown. O si chiude tutto in fretta o le conseguenze rischiano di essere drammatiche”.

A supporto c’erano state in precedenza le parole di Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all’Università Cattolica e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, e Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale del capoluogo lombardo.

A Napoli e provincia la situazione è quasi al collasso. Da settimane le ambulanze hanno difficoltà a reperire posti letto disponibili e sono così obbligate ad ospitare per ore e ore i pazienti covid-positivi. In diversi presidi di emergenza è stata bloccata l’accettazione dando priorità ai soli pazienti contagiati dal coronavirus. In questa ottica è più che allarmante la denuncia fatta dagli operatori del 118 attraverso la pagina “Nessuno Tocchi Ippocrate“: “Ambulanze usate come camere di isolamento fuori i PS, il 90% di attivazioni del 118 è per casi di Covid -19 (dal verde al rosso), pronto soccorso chiusi per sanificazione, carenza di posti letto nonostante la presenza sulla carta, conseguente trasferte di ambulanze tra le provincie sguarnendo la provincia di origine, pazienti no covid che per paura di andare in ospedale a contagiarsi si aggravano a casa, alcuni muoiono, pazienti in attesa di tampone da più di 20 giorni, carenza cronica di personale sanitario che ora più che mai si evidenzia in tutta la sua tragicità“.

Dopo la lettera inviata al ministro Speranza in mattinata dai sindaci delle due città, Beppe Sala e Luigi de Magistris, sulle parole di Ricciardi (“È una opinione del consulente o del ministero? E, in tal caso, su quali informazioni si basa?”, in giornata il primo cittadino di Napoli, intervenuto a “Un giorno da pecora” su Rai Radio 1, ha annunciato di fatto la chiusura: “Credo che, se non c’è un immediato rallentamento della curva esponenziale, il lockdown è questione di giorni. Non so quanti giorni dipende da quello che ci dicono le strutture tecniche, il sindaco non è un virologo. Ci sono delle strutture che si chiamano Istituto superiore della sanità, Comitato tecnico scientifico, Protezione civile nazionale e Protezioni civili regionali, Unità di crisi regionali, che dovrebbero puntualmente informarci invece che annunciare a mezzo stampa“.

Per il sindaco del capoluogo lombardo oggi il lockdown “è una scelta sbagliata. È nelle mie responsabilità, io ragiono con la testa e col cuore, guardo i dati: oggi abbiamo meno di 300 terapie intensive, ne abbiamo avute 1.700, sono in crescita ma stiamo facendo dei sacrifici, vediamo cosa succederà”. Per Sala ci sono “10-15 giorni per decidere un eventuale lockdown. Non credo sia irrisolvibile e che ci debba portare a un lockdown generale adesso”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.