Alexei Navalny condannato a nove anni e i suoi avvocati fermati e portati via dalla polizia dopo aver rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti all’esterno del tribunale di Mosca. Nella sempre più democratica Russia avviene anche questo. Il leader dell’opposizione di Vladimir Putin, in carcere già da oltre un anno, è stato condannato per “frode” e “oltraggio alla corte” e dovrà adesso scontare nove anni in una prigione di massima sicurezza. I due legali, Olga Mikhailova e Vadim Kobzev, bloccati dalla polizia dopo aver finito di rispondere alle domande dei giornalisti.

Dopo circa due ore, i due avvocati sono stati rilasciati dalla polizia: “Hanno liberato Olga Mikhailova e me – ha detto Kobzev, citato dai media russi – e sono stati così gentili che ci hanno anche riaccompagnato fino a dove erano parcheggiate la nostra macchina“.

Il regime di massima sicurezza, ora, potrebbe privare Navalny, che ha 46 anni, anche della possibilità di comunicare col mondo esterno. I suoi messaggi sui sociale e le bordate contro Putin durante il processo, lo hanno reso una delle voci contro la guerra più importanti in Russia.  Lo stesso Navalny, attraverso Twitter, ha commentato così la sentenza: “Putin ha paura della verità, l’ho sempre detto. La lotta contro la censura, portare la verità agli abitanti della Russia, resta la nostra priorità”. Sulla condanna: “Nove anni. Come dicono i personaggi della mia serie tv preferita ‘The Wire’: ‘Fai solo due giorni, il giorno in cui entri e quello in cui esci’. Avevo perfino una T-shirt con questo slogan, ma le autorità penitenziarie me l’hanno confiscata, considerandola estremista”.

L’oppositore di Putin è stato anche condannato a pagare una multa di 1,2 milioni di rubli, pari a circa 11.500 dollari. L’accusa aveva chiesto una condanna a 13 anni di carcere, anche per aver mancato rispetto alla Corte nella causa per diffamazione contro il veterano di guerra Ignat Artemenko. Il dissidente, che ha respinto le accuse mosse nei suoi confronti affermando che sono motivate politicamente, sta già scontando una pena detentiva di due anni e mezzo per violazione della libertà vigilata in una colonia penale a Pokrov, est di Mosca.

Intanto i suoi collaboratori hanno annunciato il lancio della “Fondazione globale anti-corruzione”, ha scritto su Twitter la portavoce di Navalny, Kira Yarmish. Dal Regno Unito, Downing Street ha affermato che la nuova pena detentiva inflitta all’oppositore russo Alexei Navalny è la continuazione di “accuse inventate che il presidente russo Vladimir Putin usa contro coloro che cercano di fare in modo che risponda delle sue azioni”.

Navalny diventato noto negli ultimi anni come il principale avversario del presidente russo Vladimir Putin. È stato anche Segretario del Partito del Progresso e presidente della Coalizione Democratica. Navalny ha denunciato a partire dagli anni 2000, attraverso i suoi blog, la corruzione dell’amministrazione e dell’ologarchia russa.

Per le sue inchieste è stato denunciato, attaccato e arrestato in diverse occasioni. Un suo documentario, sulla ricchezza presuntamente illecita dell’ex premier Dmitriy Medvedev ha raggiunto un pubblico di 21 milioni di utenti.

La prima condanna, a 5 anni con la condizionale, nel 2013, per un caso di appropriazione indebita che avrebbe danneggiato l’azienda di stato Kirovles. Nello stesso anno la candidatura a sindaco di Mosca: prende il 27%. Nel 2015 raccoglie il testimone del principale avversario di Putin, Boris Nemtsov, con il quale guidava la Coalizione Democratica, assassinato nel 2015. Le condanne e gli arresti, causate spesso per l’organizzazione di manifestazioni di protesta, gli hanno negato la candidatura alle presidenziali del 2018.

Rischia di perdere la vista dopo un’aggressione con sostanze chimiche nel 2017. L’ultimo arresto nel dicembre 2019 dopo la denuncia del sequestro del giovane attivista russo Ruslan Shaveddinov. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che gli arresti ai suoi danni tra il 2012 e il 2014 erano pretesti politici in violazione ai diritti umani.

Ad agosto 2020 è stato avvelenato con un agente nervino, il Novichok, mentre era in volo per Mosca. I sospetti caddero subito sul governo russo. Fu a Berlino per curarsi. In questo periodo, quindi, non aveva potuto rispettare le misure cautelari che prevedevano che si presentasse regolarmente presso il suo agente di custodia: il 2 febbraio scorso un tribunale di Mosca ha modificato una precedente sentenza che non prevedeva carcere con una condanna a due anni e a otto mesi di prigione, in seguito abbreviata di due mesi. Negli ultimi giorni è tornato a far sentire la sua voce parlando di Putin, del suo discorso alla nazione dallo stadio Luzhniki di Mosca, e degli strani tagli che ha definito un possibile “sabotaggio”.

Redazione

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