La nuova organizzazione per raggiungere l'immunità di gregge prima dell'estate
Nuovo piano vaccini, da aprile si cambia passo: ora regole uniche con i militari in campo
Adesso si cambia. Dopo quasi un anno e un mare di polemiche Domenico Arcuri non è più il ‘supercommissario’ all’emergenza Covid 19: la palla passa dal manager Invitalia al generale di corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo, un passato in prima linea in Afghanistan e Kosovo e oggi responsabile della logistica dell’esercito. È il secondo cambiamento in una settimana nella squadra che ha gestito i dodici mesi di pandemia, dopo la sostituzione di Borrelli con Francesco Curcio alla guida della Protezione Civile. Come avvenuto in quell’occasione, l’avvicendamento è affidato a una breve nota di palazzo Chigi, in cui si ringrazia Arcuri “per l’impegno e lo spirito di dedizione con cui ha svolto il compito a lui affidato in un momento di particolare emergenza per il Paese”.
Mario Draghi ama far lavorare le persone in squadra e in questo caso ha costruito una sorta di tandem di comando, che si avvarrà fra l’altro della storica sinergia che esiste fra strutture della Difesa e della Protezione civile. Un altro ruolo decisivo l’avrà anche Luciano Portolano, capo del Coe, il Comando operativo interforze, che lavora 24 su 24 e che ha già un ruolo nella gestione dell’hub di Pratica di mare e nella distribuzione dei vaccini. Insomma il modello militare si sposa con quello della gestione delle emergenze, dei terremoti, delle catastrofi: ai militari si affiancheranno know how, personale e volontari della Protezione civile, alla caccia di quella immunità di gregge che Draghi vorrebbe raggiunta prima dell’estate.
Poco prima, il manager pubblico era stato visto uscire dal palazzo, dopo circa mezz’ora di incontro con il premier Mario Draghi. Il primo a esultare, nemmeno a dirlo, è stato il leader della Lega Matteo Salvini che ripetutamente – fino all’ultima volta la settimana scorsa -aveva insistito per il licenziamento di Arcuri auspicando “un piano vaccinale serio ed efficace” e oggi commenta “missione compiuta”. Esulta anche Giorgia Meloni: “Lo abbiamo detto chiaramente già durante le consultazioni, quando abbiamo consegnato al presidente Draghi un dossier con tutte le anomalie e zone d’ombra della gestione commissariale. Buon lavoro al generale Francesco Paolo Figliuolo per questo importante e delicato incarico“.
Nel coro c’è anche Matteo Renzi: “La scelta del Presidente Draghi di sostituire il commissario Arcuri con il generale Paolo Figliuolo, responsabile logistico dell’Esercito, va finalmente nella direzione che Italia Viva chiede da mesi. Bene! Servizi segreti, vaccini, Recovery plan: buon lavoro al Governo Draghi”. Dopo i ritardi registrati sin qui sulla campagna vaccinale in particolare serve un’accelerata imponente. E su quanto fatto finora il giudizio del premier non è esattamente entusiasta. Basti pensare a come, nel suo discorso programmatico al Senato, aveva mandato in soffitta le primule spiegando che “abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari” e che “non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. Facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati. E soprattutto imparando da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate”.
Insomma, non una stroncatura ma quasi all’ex Iri che in quest’anno ha gestito tutto e tante volte è inciampato, dalle forniture delle mascherine ai banchi a rotelle passando per l’app Immuni e le primule, appunto, che dovevano servire a convincere – con una campagna di comunicazione ad hoc – la popolazione a vincere le remore sul vaccino. Peccato che poi i vaccini siano in ritardo e che il vento sia cambiato, suggerendo ad Arcuri un inusuale silenzio, con le consuete conferenze stampa del giovedì finite nel dimenticatoio. Anche in sede europea, discutendo con i colleghi del Consiglio la settimana scorsa, il premier italiano non ha fatto mancare osservazioni e critiche, sollecitando un’azione “coordinata, rapida e trasparente” a livello comunitario e chiedendo di dare priorità alle prime dosi. Insomma andava fatto più e meglio e ora bisogna recuperare il tempo perduto.
Ne è convinto il coordinatore di FI Antonio Tajani, che spiega a LaPresse: “L’Europa era partita bene ma arriva in ritardo, deve esigere dalle case farmaceutiche che facciano il loro dovere e prendere contatti con la Russia per poter utilizzare il brevetto dello Sputnik”. Mentre l’europarlamentare Pd Pierfrancesco Majorino , contattato da LaPresse, spiega che “il problema principale con i vaccini è stata una evidente insufficienza della capacità produttiva. I Paesi Ue hanno piani vaccinali diversi tra loro, ma tutti stanno riscontrando lo stesso problema di carenza di dosi. Infatti, le aziende che hanno sottoscritto i contratti di fornitura con la Commissione europea non sono in grado, nonostante molte rassicurazioni arrivate, di produrre a sufficienza per garantire il rispetto delle quantità promesse”.
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