I dati Istat sull'andamento delle retribuzioni in Italia fino a giugno
Ombre e luci degli ultimi dati ISTAT sul potere d’acquisto dei salari italiani
Uno dei primi concetti che si impara studiando l`economia è quello di salario reale: si tratta del salario pagato a un lavoratore o a una media di lavoratori durante un certo periodo di tempo tenendo conto del potere d`acquisto, cioè di quanti beni e servizi sono davvero acquistabili con quel salario.
In termini tecnici il salario reale si ottiene dividendo il salario espresso in euro (il salario nominale) per una misura del livello dei prezzi: ciò implica che, a parità di salario nominale, il salario reale scende se il livello dei prezzi sale nel tempo. Grazie a un po` di matematica di alto livello, possiamo focalizzarci più facilmente sull`andamento del salario reale nel tempo, che è pari alla differenza tra la crescita percentuale del salario nominale meno il tasso di inflazione.
Utilizzando i dati comunicati ieri da Istat sull’andamento delle retribuzioni in Italia fino a giugno, apprendiamo che esse sono cresciute in termini nominali del 3,1% rispetto al giugno 2022, ma – a motivo di un`inflazione che per lo stesso periodo è circa pari al 9% – ne consegue che i salari reali siano diminuiti del 6% (3,1% meno 9%).
La lettura che possiamo dare di questo dato è duplice, nella forma di ombre e luci: il lato negativo è ovviamente quello del potere reale di acquisto dei lavoratori italiani che in media scende del 6%: fatto 100 il valore dei beni acquistabili a giugno 2022 con il salario medio di quel periodo, ora il valore di beni acquistabili con salari e prezzi attuali è sceso a 94. Il lato vagamente positivo, così come rimarcato da ISTAT, è che l`aumento del 3,1% delle retribuzioni nominali è il più alto dal novembre 2009. Sotto questo profilo, non dovremmo stupirci se accadrà quello che tipicamente accade in situazioni inflazionistiche, ovvero che i salari nominali crescono con ritardo rispetto ai prezzi.
Anche in questo caso è sciocco reinventarsi una nuova teoria economica, semplicemente perché l`inflazione odierna è una novità rispetto alla bassa o nulla inflazione degli ultimi vent`anni.
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