Esteri
Onu, il decennio degli Afrodiscendenti. Alle radici della tratta e del colonialismo
Le discriminazioni sono solo la punta dell’iceberg di teorie e sistemi ben consolidati in Europa, non comprenderle significa non conoscere la Storia
Il periodo dal 2015 al 2024 è stato indicato dalle Nazioni Unite come il Decennio dedicato alle Persone Afrodiscendenti. L’obiettivo è di risanare i rapporti tra i paesi occidentali e il continente africano, individuando iniziative che portino al riconoscimento delle atrocità commesse e l’implementazione di politiche che tutelino gli afrodiscendenti nel mondo dalle discriminazioni razziali. La prima importante iniziativa che si è tenuta a livello europeo, è stata la People of African Descent Week Event in Parlamento Europeo nel 2018 che ha visto persone della società civile, politici, diplomatici africani, afroeuropei e afroamericani riunirsi per discutere delle proprie esperienze e cominciare un lavoro di redazione dei punti fondamentali da prendere in considerazione. Il 2018 è stato importante anche per la prima pubblicazione del rapporto “Being Black in the EU” del FRA (European Union Fundamental Rights Agency).
Un altro storico appuntamento è stato il Permanent Forum for People of African Descent, tenutosi alle Nazioni Unite a Dicembre 2022 per commemorare il ventesimo anniversario della Dichiarazione di Durban, fondamentale perché è la prima in cui finalmente si riconosce la portata storica della Tratta e del periodo coloniale. È necessario partire da questa carrellata di eventi, per comprendere l’importanza della conferenza tenutasi il 5 Dicembre 2023 in Parlamento Europeo a Bruxelles. Commissione Europea e Parlamento Europeo hanno organizzato un evento congiunto per commemorare la Giornata Europea dell’Abolizione della Tratta degli Schiavi. A livello europeo non si discute ancora abbastanza di questa pesante eredità e gli stati membri fanno ancora troppo poco. Avere un’intera parte dedicata al rapporto con le colonie in uno degli atti costitutivi della comunità europea (Trattato di Roma del 1957), significa aver concepito l’Unione Europea come grande sistema che avrebbe garantito il mantenimento dei meccanismi coloniali.
Per chi fosse interessato, il libro Eurafrica (Hansen e Jonsson, 2014), fa comprendere perfettamente questa dinamica. All’evento congiunto, relatori di alto profilo hanno illustrato quanto ancora la narrativa e le politiche coloniali incidano. Il nuovo rapporto del FRA (2023) mostra che gli indici sulle discriminazioni razziali stanno nettamente salendo e condizionano la vita di tutti i giorni come ad esempio la difficoltà nella ricerca di lavoro e casa o negligenza nella sanità. Le discriminazioni sono chiaramente la punta dell’iceberg di teorie e sistemi ben consolidati in Europa. Non comprendere questo significa non conoscere la Storia europea o semplicemente non volerla comprendere per quello che realmente è. Se si vuole parlare di identità europea, bisogna prendere in considerazione anche questa parte buia e non volerla vedere è un errore, soprattutto ora che l’Europa si trova in un periodo storico di grandi spostamenti, migrazioni e quindi “contaminazione”. Lavorare solo sulla punta non è sufficiente.
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