“Porto e porterò sempre la toga nel cuore essendomi sempre ispirato ai principi di una giustizia giusta”. Così Luca Palamara ha commentato a caldo, durante una conferenza stampa, la decisione dei giudici della disciplinare del Csm che hanno accolto le tesi accusatorie della Procura generale di Cassazione e hanno deciso che l’ex presidente dell’Anm va rimosso dall’ordine giudiziario. “Sono consapevole di aver pagato io per tutti, per un sistema che non funzionava, che nei fatti si è dimostrato obsoleto e superato – ha continuato Palamara – So che pago io per tutti che è esistita una magistratura silenziosa di tanti che mi hanno chiesto di andare avanti e non vengono allo scoperto”.

Nel processo disciplinare, “il dottor Palamara aveva chiesto di difendersi depositando una lista di testi di 133 persone. Non gli è stato consentito. Non gli è stato consentito di difendersi provando”. Lo ha detto Giuseppe Rossodivita, legale di Luca Palamara, parlando alla stampa. “La prova è assolutamente mancata nel processo che ha portato alla radiazione di Palamara”, ha aggiunto. “È un modo di procedere purtroppo molto utilizzato nelle aule di tribunali quello di avere un parametro di riferimento del materiale probatorio molto molto traballante e lasco pur essendo più che sufficiente, secondo la giurispridenza, per arrivare a sentenze che vanno a incidere pesantemente sulla vita delle persone”, ha aggiunto Rossodivita.

Durante la conferenza stampa Palamara, visibilmente provato, ha detto di essere intenzionato a ricorrere tanto alle Sezioni unite, quanto, dovesse esserci bisogno, alla Corte europea dei diritti dell’uomo. “23 anni di carriera ispirati ai principi della magistratura, messa in discussione per una cena con un parlamentare – ha continuato Palamara – ribadisco che non ho mai fatto nessun accordo con nessun parlamentare”.

“Il sistema delle correnti nei fatti si è dimostrato obsoleto e superato – ha continuato Palamara –  Io i politici li ho frequentato nel corso della mia attività. Per me il relazionarmi con la politica era funzionale alla tematica che stavo affrontando. Non ho mai barattato la mia funzione per fare un favore al politico di turno”. Si è scagliato contro il il sistema delle correnti in Italia: “Non l’ho inventato io – ha detto – Domina la magistratura da circa 40 anni e ha avuto sostenitori e forti critici all’interno della stessa magistratura. Indubbiamente ha penalizzato i non iscritti alle correnti anche sul versante delle nomine”.

Continua a professare la sua innocenza e non ha intenzione di arrendersi. Spiega che di cene con politici ne ha fatte tante ma questo era sempre in virtù del suo lavoro e delle tematiche che andava ad affrontare. “Non solo Lotti – dice – I nomi dei politici che ho incontrato li farò, ma deve tutto essere documentato e circostanziato. Io sarò in grado di dire e documentare con chi mi sono trovato a parlare di nomine con politici diversi da Lotti. Di cene ne ho fatte tantissime”. A chi gli chiede se è pentito di qualcosa risponde: “La parola pentimento è una parola che faccio fatica a metabolizzare. Dal punto di vista dell’opportunità politica posso dire che la partecipazione di Lotti era meglio che non ci fosse ma è una partecipazione che in alcun modo ha alterato la nomina del procuratore di Roma”. E rimanda al mittente l’accusa di “fare la vittima” e dice: “Non voglio assolutamente assumere il ruolo di vittima, state tranquilli, così come non voglio abbattermi rispetto a quello che è accaduto oggi, il mio impegno sarà di battermi per la verità”.

“La magistratura ha bisogno di uomini coraggiosi. Ci siamo difesi nel processo, sempre. Siamo stati sempre presenti in un processo che ha contingentato le udienze in 10 giorni. Questa è la mia risposta di rispetto e di ossequio delle istituzioni”.Il partito Radicale intanto chiede una Commissione di inchiesta sull’affaire Palamara. “Ci attiveremo con i capigruppo di Camera e Senato perchè ci sia una risposta a questa nostra richiesta” ha detto il segretario del partito Maurizio Turco.

Rossella Grasso e Giacomo Andreoli

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