A parte le misure urgenti sul caro bollette (che sono solo una coda delle politiche di Draghi) la manovra economica del governo Meloni aveva quattro punti forti: flat tax per gli autonomi, riduzione dell’obbligo del bancomat, innalzamento del tetto per l’uso dei contanti, riduzione (e in prospettiva abolizione) del reddito di cittadinanza. Ieri Bankitalia ha fatto quattro obiezioni alla manovra: non va la flat tax, non va la riduzione del bancomat, non va l’innalzamento del contante, non va la riduzione del reddito di cittadinanza.

Cosa è che va, allora? Niente. Bocciata. E con motivazioni non troppo indulgenti. Bankitalia sostiene che sia il provvedimento sul bancomat sia quello sul contante non ostacolano ma agevolano l‘evasione fiscale. E sostiene che questa non è un’ipotesi ma una verità sperimentata concretamente nel tempo. Quanto alla flat tax per gli autonomi, dice Bankitalia, è iniqua e pericolosa. Viola il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. E abolire o ridurre il reddito di cittadinanza vuol dire produrre un milione di nuovi poveri. Diciamo che al governo non poteva andare peggio.

Ora, è chiaro, il governo ha la sua autonomia e se vuole può tirare dritto, in attesa del parere di Bruxelles, che invece ha vincoli molto più stringenti. Quel che è certo è che il governo si presenterà al giudizio di Bruxelles con questo fardello: Bankitalia – che è una istituzione molto prestigiosa, soprattutto in Europa, e lo è sempre stata – ha bocciato la manovra; la Corte dei Conti ha bocciato la manovra, Confindustria ha bocciato la manovra e i sindacati hanno bocciato la manovra. Diciamo che ci troviamo di fronte a una unanimità di no. Rarissima in politica. I giornali di destra sostengono che questa unanimità di no è la prova che la manovra è buona. Non ho capito bene perché.

Se istituti autorevoli e rappresentanti sociali, tutti molto lontani l’uno dall’altro per idee e interessi, dicono che la manovra non è buona, a occhio un profano immagina che non sia una buona manovra. Invece si sta affermando la tesi che se tutti bocciano vuol dire che è una manovra coraggiosa in grado di scontentare tutti e dunque di difendere l’interesse nazionale. Il ragionamento non è certamente ispirato alla logica aristotelica. Forse invece è ispirato a una vecchia massima italiana degli anni trenta: “molti nemici molto onore”. E dagli…

P.S. Alla presidente del Consiglio resta una consolazione: il sì di Carlo Calenda

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.