In tutte le lingue si è scritto e detto che il Pnrr è l’ultima occasione per il Sud di accorciare le distanze con il Nord quando si para di infrastrutture e di sviluppo economico e sociale. Ebbene, su queste colonne ieri abbiamo visto chiaramente che la Quota per il Mezzogiorno (circa il 41% delle risorse stanziate per il Pnrr) è a rischio, da un lato per gli errori del Governo centrale, dall’altro per l’incapacità delle amministrazioni di scrivere e realizzare progetti rispettando le scadenze imposte dall’Europa. Proprio gli enti locali, come i Comuni, hanno un ruolo fondamentale nell’attuazione del Pnrr.

I Comuni, infatti, non si occupano soltanto della gestione di interventi ordinari ma hanno anche delle competenze in materia di realizzazione delle opere pubbliche. Un aspetto cruciale anche all’interno dell’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza. A livello amministrativo, l’ufficio tecnico è il comparto che si occupa di coordinare gli interventi necessari per i lavori di questo tipo. Le uscite dei comuni per questa voce mostrano però dei divari tra il nord e il sud dell’Italia. Prima di dare uno sguardo alla classifica nazionale stilata da Openpolis, la scorriamo tutta fino all’ultima posizione, è lì che compare il Comune di Napoli: Palazzo San Giacomo spende solo 4,43 euro pro capite per l’ufficio tecnico.

Si badi bene, i dati sono aggiornati al 2020 quando alla guida della città c’era ancora il sindaco con la bandana arancione Luigi de Magistris, ma è bene scriverlo perché non si inverte la tendenza avremo un motivo in più per credere che i fondi del Pnrr da occasione di rilancio si trasformeranno in occasione persa. Ed è veramente poco se confrontiamo la spesa di Palazzo San Giacomo con quella del Comune di Padova che occupa la prima posizione della classifica ed è il più virtuoso con una spesa di ben 82,13 euro pro capite per l’ufficio tecnico comunale. A dire il vero, tutte le città del Sud occupano gli ultimi posti della classifica, mentre i comuni del Nord sono tutti ai primi post. Considerando che il Pnrr ha tra gli obiettivi proprio la diminuzione del divario Nord-Sud non si parte con il piede giusto.

Andando invece ad analizzare tutti i comuni italiani nel complesso, la spesa media per questa voce ammonta a 62,97 euro pro capite. Che si tratti di entrate proprie oppure di finanziamenti a livello extra comunale, la gestione dei progetti avviene nell’amministrazione, a livello di ufficio tecnico. Come risulta evidente dalla gestione locale dei fondi del Pnrr, la mancanza di personale e di qualifiche si sta mostrando un limite nella capacità degli enti locali nel fornire delle proposte di progetto attuabili. Questa è una condizione che colpisce maggiormente i piccoli comuni che non hanno avuto modo di supplire a queste carenze in tempo rispetto alla partenza del piano.

All’interno della prima missione di spesa relativa ai servizi istituzionali, c’è una voce relativa alle uscite per questo particolare ufficio. Sono qui comprese tutte le uscite legate agli atti di autorizzazione come i permessi di costruzione, le attività di vigilanza e controllo legate a questo ambito e le certificazioni di agibilità. Si includono tutte le spese legate alla programmazione e al coordinamento di interventi riguardanti le opere pubbliche e tutte le uscite riguardanti le sedi istituzionali, gli uffici del comune e i monumenti di competenza non classificati come beni artistici e culturali.

Non si comprendono, invece, tutte le spese legate alla realizzazione e alla gestione delle suddette opere pubbliche, che vengono inserite nei programmi specifici a seconda dell’ambito considerato. Appurata l’importanza degli uffici tecnici comunali per l’attuazione del Pnrr toccherà all’amministrazione guidata da Gaetano Manfredi ritoccare la spesa e renderli più efficienti che in altre parole vuol dire: più risorse economiche e Know-how.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.