“Era solo una ragazzina!”, urla un uomo. “Non dovevi spararle”. Aveva 16 anni. Si chiamava Ma’khia Bryant.  È successo a Columbus, in Ohio. Gli agenti erano intervenuti per una segnalazione di tentato accoltellamento. Il video registrato dalla bodycam dei poliziotti ha ripreso tutta la sequenza. “Aveva un coltello, l’ha aggredita”, ha risposto l’agente all’uomo che ha assistito all’azione. Ancora tutto da chiarire nella dinamica dei fatti.

È successo tutto poco prima che venisse pronunciata la sentenza di condanna nei confronti di Derek Chauvin, il poliziotto che ha ucciso l’afroamericano George Floyd a Minneapolis nel maggio dell’anno scorso. Il caso è diventato una delle notizie più rilevanti di tutto il 2020. Le proteste contro il razzismo sistemico, animate dal movimento Black Lives Matter, si sono riverberate in tutto il mondo. La giuria lo ha ritenuto colpevole di omicidio involontario di secondo grado, che prevede una pena massima di 40 anni di carcere, di omicidio di terzo grado (pena massima 25 anni) e di omicidio colposo (pena massima 10 anni). La pena sarà decisa al massimo tra otto settimane.

A Columbus, dopo l’omicidio, centinaia di persone hanno intanto manifestato fuori dalla sede della polizia. “Say her name”, lo slogan. Il sindaco di Columbus Andrew Ginther ha difeso il poliziotto: “Sulla base del filmato, sappiamo che ha agito per proteggere”. Gli agenti hanno respinto i dimostranti. La polizia è intervenuta nella parte sud-est della città per una segnalazione di un tentato accoltellamento. La giovane, a quanto emerso, stava minacciando con un coltello una donna, fuori da un’abitazione. Una scena caotica, ha raccontato il capo della polizia ad interim di Columbus, Michael Woods. In mezzo a una serie di persone su un prato, Bryant con il coltello tra le mani. Dal video emerge come il poliziotto faccia qualche passo verso le persone, urla e poi spara quattro volte. A terra, al fianco del corpo dell’adolescente si vede quello che sembra essere un coltello da cucina.

 

L’adolescente è morta poco dopo in ospedale. Avrebbe spinto e si sarebbe scagliata contro un’altra ragazza secondo la ricostruzione della polizia. La zia Hazel Bryant ha detto che la nipote aveva chiamato gli agenti perché c’era un gruppo di ragazzi più grandi che avevano minacciato di aggredirla. La ragazza viveva con una famiglia adottiva. Avrebbe chiamato anche il padre biologico e la nonna per chiedere aiuto. È ancora tutto molto confuso nella ricostruzione dei fatti. L’agente sarà intanto ritirato dal servizio di pattuglia mentre il Bureau of Criminal Investigation dell’Ohio esaminerà quello che è accaduto.

Non è il primo caso del genere nella città di Columbus, sempre riguardanti persone afroamericane. L’azione poco lontano dalla chiesa in cui si è svolto il funerale di Andre Hill, ucciso a dicembre del 2020 da un poliziotto ora a processo per omicidio. Tre settimane prima il caso analogo, e ancora sotto indagine, del 23enne Casey Goodson Jr. La scorsa settimana la polizia di Columbus ha ucciso un uomo che era in possesso di un’arma da fuoco in un pronto soccorso.

I fatti di Columbus potrebbe infiammare di nuovo gli animi e il dibattito sull’eccessivo uso della forza e della violenza da parte della polizia, in particolare sulle minoranze. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, dopo la sentenza sul caso Floyd, ha detto che “nessuno è al di sopra della legge: il verdetto lancia questo messaggio. Un passo avanti contro il razzismo sistemico. Ma non basta”. Biden ha anche annunciato un progetto di riforma della polizia “per combattere il razzismo sistemico all’interno delle forze dell’ordine”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.