Con un gesto a sorpresa, in Polonia il premier Donald Tusk, a soli otto giorni dal suo insediamento, ha dato il via alla “depistizzazione” del Paese, ovvero all’opera – che sarà assai lunga, faticosa e non priva di ostacoli – di rimozione dall’apparato statale e soprattutto parastatale dei tentacoli che il PiS, il partito al governo fino a un mese fa, aveva messo.

Tra i primi obiettivi c’è stata la televisione pubblica, che era stata totalmente colonizzata dal PiS, tanto da suscitare in più di una occasione allarmi di Bruxelles sul fronte della libertà di stampa. Rimossi completamente tutti i vertici, quello che è stato fatto mercoledì sera è un vero e proprio “repulisti” per restituire ai giornalisti il loro mestiere, che non è certo quello di amplificare le veline di governo. Il giorno precedente il parlamento aveva votato una risoluzione in cui si chiedeva di “garantire indipendenza, obiettività e pluralismo dei media pubblici”.

Immediata la reazione dei vertici del PiS, con l’appoggio neppure troppo nascosto del presidente della Repubblica Duda: alcuni parlamentari si sono letteralmente barricati nella sede della televisione pubblica a Varsavia nel tentativo di bloccare i cambiamenti di gestione. A loro si è unito Jarosław Kaczyński, il leader del PiS e sovrano de facto della Polonia dal 2015 alle elezioni generali di quest’anno. Mercoledì e stato il turno della televisione pubblica, dei servizi segreti e degli ambasciatori, ma verrà presto il tempo del parastato, su cui il PiS aveva fatto il bello ed il cattivo tempo per 8 anni con contratti milionari. “Allacciate le cinture di sicurezza”, ha twittato Tusk martedì: possiamo star sicuri che ne vedremo delle belle.

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