Il ponte sullo stretto. Se ne parla da tempo immemorabile. Gli antichi romani ci avevano già pensato e avevano realizzato un collegamento tra Calabria e Sicilia fatto di barche e botti per trasportare gli elefanti. Ai nostri tempi, il ponte è diventato il simbolo delle promesse politiche mai realizzate. Ci sono argomenti a favore ed argomenti contro.

Quelli a favore, si basano principalmente sul fatto che la realizzazione di questa opera porterebbe una scossa positiva all’economia della Sicilia ed anche della Calabria: occupazione, investimenti collegati, facilità negli spostamenti di persone e merci, modernizzazione e turismo.

Quelli contrari, evidenziano come senza le infrastrutture (ad esempio adeguata rete autostradale con relativi svincoli e di alta velocità) in Calabria ed in Sicilia il ponte servirebbe a poco. Inoltre, c’è il rischio che l’opera risulti scomoda per il traffico locale e che, in definitiva, l’occupazione non cresca perché si perderebbe anche l’indotto dei traghetti. Infine, ci sono diverse questioni statiche da risolvere ed i tecnici dibattono anche in maniera piuttosto accesa sulle diverse opzioni.

Poi, tra i problemi, ce n’è uno piuttosto singolare: il ponte andrebbe ad impattare con le rotte seguite dagli uccelli durante le loro migrazioni. Verrebbe da dire, gli uccelli si accorgeranno del ponte e cambieranno rotta. Non è così semplice, in quanto il percorso è lo stesso da migliaia di anni ed è entrato nel DNA dei volatili. Le infrastrutture sono importanti per un paese e se si ragionasse con la politica dei no si perderebbero grandi opportunità. Il ponte sullo stretto, però, non è una infrastruttura qualunque: trasforma la Sicilia da isola in appendice del continente.

Ecco, i siciliani sono davvero disponibili a rinunciare alla loro specificità, a cambiare il loro DNA? Vedremo se contro il ponte si schianteranno, non soltanto gli uccelli durante le loro migrazioni, ma anche i siciliani che sentiranno di aver perso la loro identità.