Il voto
Presidenziali in Algeria, boicottati i candidati di regime

Sono state ieri le prime presidenziali senza candidato unico dopo vent’anni. I cinque candidati sono cinque esponenti del regime dell’ex presidente Boutefilka. «Silmiya! Khawa!», pace e fratellanza, gridano dalle piazze di Algeri e di molte provincie piene di persone accorse per invitare al boicottaglio delle votazioni proposto dal movimento Al hirak. Nei villaggi sulle montagne della Cabilia, terra tradizionalmente ribelle dove vive la minoranza berbera da sempre emarginata dal potere centrale arabo, rimangono aperte solo panetterie e farmacie. Principale scopo di questa mobilitazione popolare, grosso modo l’eco di quella che nella primavera scorso portò alle dimissioni di Boutefilka, è denunciare la sostanza farsesca delle elezioni svoltesi in Algeria considerate una foglia di fico con la quale regime, in piedi dal 1962, intende mascherarsi per riciclarsi al potere.
La gente in piazza dice che, vinca chivinca, ad avere l’Algeria in mano sarà comunque Gaid Salah, capo di Stato maggiore che già comanda su tutto. I cinque candidati contestati dalle proteste in strada sono i due ex primi ministri Abdeljamid Tebboune e Alì Benflis, braccio destro di Boutefilka fino al 2000. Gli ex ministri Ezzedin Mihoubi e Abdelkader Bengrina e l’ex deputato Abdelaziz Balaid dell’ex partito unico Fln. In piazza sostengono che il regime si disperano perché il regime, dicono, spaccerà per buono e valido qualsiasi risultato, anche con percentuali di affluenza molto basse (a mezzogiorno l’affluenza sfiorava l’8%). Il favorito, sostenuto dall’esercito, sarebbe l’ex ministro della Cultura, già capo supremo della tv, l’aspirante poeta Mihoubi.
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