Nel Sì & No del giorno del Riformista spazio al dibattito sulla Superlega. Favorevole Luca Sablone, contrario Giacomo Guerrini, entrambi giornalisti e firme su Il Riformista.

Qui sotto il commento di Luca Sablone:

In questi giorni il dibattito sulla Superlega ha diviso l’opinione pubblica: da una parte c’è chi ritiene che si tratti di una vera e propria minaccia per l’attuale sistema a cui siamo ormai abituati; dall’altra viene sostenuto che in realtà rappresenti una grande opportunità in grado di apportare vantaggi significativi al calcio europeo. E, alla luce di quanto accaduto di recente, non è difficile aggiungersi al lungo elenco dei fautori della seconda causa. Da un migliore livello di gioco a un calendario più ragionevole passando per una più equa distribuzione dei ricavi e una maggiore autonomia per i club, non mancano gli argomenti che tendono a sposare il sogno (o l’utopia?) della Superlega. Con il passare del tempo si fa sempre più forte il coro delle critiche all’indirizzo dell’attuale format delle competizioni europee, in particolar modo per quanto riguarda la disparità nella distribuzione dei ricavi: la rotta da seguire sarebbe quella di un modello più equo in modo da garantire una quota più consistente delle entrate alle squadre che intendono partecipare. Una soluzione che potrebbe rivelarsi fondamentale nell’ottica non solo di ridurre le disuguaglianze finanziarie ma anche di incrementare la stabilità economica grazie a un flusso di entrate più stabile per tutte le squadre coinvolte.

Non può certamente passare inosservato il tema relativo agli infortuni, tornato in primo piano in considerazione del calendario ultra affollato: partecipare a numerose competizioni nazionali e internazionali porta inevitabilmente a un sovraccarico di partite che di conseguenza si riversa sulle condizioni fisiche dei calciatori. Un numero limitato di partecipanti potrebbe essere l’assist vincente a favore di impegni più gestibili. E come non dare peso al fulcro dell’attrattività globale? Appare evidente che riunendo le squadre più prestigiose in un’unica competizione la Superlega potrebbe giovare di un importante riscontro, facendo da catalizzatore a una numerosa platea e permettendo all’ecosistema calcistico di beneficiare degli effetti positivi. Quanto al maggiore equilibrio competitivo, non va trascurato il fatto che le squadre di livello medio-basso potrebbero trovarsi nella condizione di poter investire nei giocatori riducendo così via via il divario competitivo e spazzando via i significativi vantaggi finanziari con cui spesso devono fare i conti.

Ponendo lo sguardo alle innovazioni (un punto che guarda molto da vicino l’Italia), una competizione di alto livello potrebbe stimolare i club a puntare su strutture e tecnologie moderne. Inoltre ai club potrebbe essere offerta più autonomia decisionale su aspetti cruciali, come ad esempio la struttura della competizione e le decisioni amministrative. Non solo: tutto ciò potrebbe consentire loro di adattarsi meglio alle proprie esigenze specifiche e di partecipare attivamente alla gestione di una realtà che, se confermata, sarebbe del tutto innovativa. Senza alcun dubbio sarebbe un passo in avanti nella gestione sostenibile ed efficiente del calcio professionistico. Siamo all’alba di una rivoluzione o siamo di fronte a un’euforia destinata a spegnersi a stretto giro? Il tempo ci fornirà la risposta. Non si può che accogliere con entusiasmo l’idea di un approccio nel rispetto della libera concorrenza e dei pilastri del mercato interno Ue. Altro che un calcio solo per ricchi. Restituire il calcio alle persone è indispensabile. Un progetto (ancora in cantiere) aperto a tutti non può incutere paura. Quella che si apre è una prospettiva molto interessante per il calcio europeo, all’insegna della libertà e della trasparenza. Elementi cardine che vanno assolutamente salvaguardati soprattutto a vantaggio dei tifosi, il vero cuore pulsante di uno sport che – in sua assenza – non avrebbe ragione d’esistere.