Il presidente russo parla da Astana
Putin si traveste da colomba: “Non vogliamo distruggere l’Ucraina, scontro con la Nato sarebbe catastrofe”
Uno zar a tutto campo. Più “colomba”, anche se armata, che “falco”. Vladimir Putin lancia messaggi di distensione. Al vertice euroasiatico di Astana il presidente russo ha detto infatti che Mosca “Resta aperta alla prospettiva di colloqui con Kiev, pur sottolineando come non occorra “incontrare Joe Biden”. Un Putin a tutto campo. Bastone e carota. “Una catastrofe globale’”. Questo succederà, ha avvertito il presidente russo se si arriverà a “uno scontro diretto tra gli alleati della Nato e la Russia”.
Nel corso di una conferenza stampa nella capitale kazaka ha detto che “uno scontro diretto tra le truppe della Nato e l’esercito russo è un passo molto pericoloso che porterà a una catastrofe globale. Spero che siano abbastanza intelligenti da non farlo”. “Non vedo la necessità di avere negoziati con Biden in Indonesia” a margine del G20, ha aggiunto a proposito di un possibile incontro con l’omologo americano a Bali. “La Federazione russa si è sempre dimostrata aperta ai negoziati se Kiev è matura per affrontarli” ma secondo Putin “una volta che abbiamo ritirato le nostre truppe dalla regione di Kiev, gli ucraini si sono ritirati dal tavolo dei negoziati”.
“In questo momento non ritengo che ci sia bisogno di attacchi massicci in Ucraina”, ha affermato: lunedì scorso, le principali città dell’Ucraina, compresa Kiev, sono state colpite da una serie di raid massicci in rappresaglia per l’attacco contro il ponte che collega la penisola di Crimea con la Federazione russa. Poi un riconoscimento al sultano di Ankara. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan “è un mediatore importante” e con lui “ieri abbiamo parlato di come far arrivare il grano ai Paesi più poveri” nell’ambito dell’accordo raggiunto a luglio a Istanbul, ha aggiunto il leader del Cremlino che ha anche voluto ringraziare Erdogan per il suo ruolo di mediazione nello “scambio di prigionieri”.
“La Russia non vuole distruggere l’Ucraina”, aveva detto poco prima. Da Astana il presidente russo ha messo in guardia la comunità internazionale dopo l’attacco al ponte della Crimea: “La Russia chiuderà il corridoio del grano se sarà confermato che gli esplosivi utilizzati siano stati inviati da Odessa”, ha detto, secondo quanto riferisce la Tass. Putin ha risposto di “no” quando i giornalisti gli hanno chiesto se si rammaricasse di qualcosa per il conflitto in Ucraina. Lo riporta l’agenzia Interfax. “Voglio chiarire. Quello che sta accadendo oggi è, per usare un eufemismo, spiacevole, ma avremmo avuto la stessa cosa un po’ più tardi, solo in condizioni peggiori per noi. Quindi stiamo agendo in modo corretto e tempestivo”. Nel conflitto avviato dall’invasione avvenuta a febbraio, la Russia ha disposto recentemente la mobilitazione di circa 300.000 riservisti. Le operazioni non sempre sono state eseguite in maniera fluida ed efficiente.
“La mobilitazione parziale finirà presto”, verrà “completata entro due settimane”, annuncia Putin, sottolineando che “222mila riservisti sono stati mobilitati su 300mila” che “la qualità della mobilitazione va migliorata: tutti i mobilitati devono essere formati”. Il Cremlino sta cercando di convincere l’Occidente a spingere l’Ucraina ad accettare un cessate il fuoco. Ma il suo vero obiettivo, ora che l’esercito russo è in difficoltà, è prendere tempo per riarmarsi e lanciare un nuovo attacco su larga scala, a febbraio-marzo 2023. A tracciare questo scenario è il ben informato sito indipendente russo Meduza, dopo che da parte russa vi sono stati numerosi accenni. Secondo quanto scrive Meduza,
Putin sta veramente considerando l’ipotesi di riprendere i negoziati con l’Ucraina che fallirono in primavera, come confermano le parole pronunciate ad Astana. Ma allo stesso tempo vuole mantenere il controllo dei territori occupati nel Donbass e non vuole nemmeno sentir parlare di restituire la Crimea. L’opzione tattica che viene ora perseguita, affermano due fonti vicine al Cremlino e una al governo, è di arrivare ad un cessate il fuoco negoziato fra i due eserciti, senza coinvolgere direttamente i presidenti russo e ucraino. A questo fine, Mosca sarebbe anche pronta a ritirarsi da una parte dell’oblast di Kherson, dove stanno avanzando gli ucraini. Il Cremlino, spiegano le fonti di Meduza, sta cercando di “influenzare i leader occidentali” e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan perché convincano l’Ucraina a riprendere i negoziati con la Russia, usando l’argomento che “bisogna evitare vittime civili”.
Le stesse fonti sottolineano che la tregua servirà ad addestrare i soldati appena mobilitati e rimpolpare gli arsenali, in vista di una nuova offensiva su larga scala da lanciare nel febbraio-marzo 2024. Da Astana parla anche il fido alleato dello zar. Il presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, ha annunciato che, “a causa dell’aggravarsi della situazione lungo i confini del Paese” è stato dichiarato “lo stato di accresciuta minaccia terroristica” e, di conseguenza, ha aggiunto, “abbiamo avviato le procedure” per uno schieramento congiunto di truppe con la Russia”. Lo riporta l’agenzia Belta.
Gli Stati Uniti e la Germania consegneranno questo mese a Kiev sofisticati sistemi antiaerei per difendersi dagli attacchi dei missili russi e dei droni kamikaze. Lo ha reso noto il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, parlando con la tv di Kiev: “Gli Stati Uniti hanno deciso di fornirci un sistema Nasams molto noto, i primi lotti. I nostri specialisti sono già stati addestrati. E saranno consegnati questo mese”. Sempre a ottobre l’Ucraina riceverà il sistema di difesa aerea IRIS-II dalla Germania. Zelensky ringrazia.
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