Rintracciato un libro che l'attuale Premier scrisse nel 2019
Quando Meloni 4 anni fa non scriveva cose molto diverse da quelle del generale Vannacci

Lorenzo D’Agostino, un bravo giornalista barese, ora a Barcellona dove collabora con l’Internazionale e The Intercept, una testata americana di quello che definiremo giornalismo d’assalto, ha tirato fuori dalla polvere con un tweet un libro sulla mafia nigeriana di soli 5 anni fa dell’attuale Presidente del Consiglio, scritto a quattro mani con Alessandro Meluzzi, psichiatra e docente di psichiatria forense: “Mafia nigeriana, origini, rituali e crimini” si chiama e fu pubblicato dalla casa editrice Oligo che, “curiosamente”, dal suo sito internet ha fatto sparire la pagina dedicata al libro (rintracciabile qui).
Il libro, si legge nella presentazione della casa editrice, ha preso spunto dalla “tragica vicenda della ragazza di Macerata, [Pamela Mastropietro, ndr], fuggita da una comunità di recupero e orribilmente mutilata – non si sa se da viva o da morta – da un gruppo di spacciatori nigeriani”, vicenda avvenuta nel gennaio 2018. “Questo libro – si legge sempre nella presentazione – prova a mettere ordine, tra casi di cronaca e analisi del contesto italiano contemporaneo, a un fenomeno che non è solo di natura criminale, ma che tocca molteplici aspetti del lato più oscuro dell’essere umano: un fenomeno globale che affonda le radici in rituali cannibalici e si mescola con l’anomia sovranista occidentale“.
Nel libro, che D’Agostino suo malgrado si è premurato di leggere, ci sono le più razziste considerazioni sul popolo nigeriano, ma non mancano attacchi alla Chiesa cattolica e a chi vuole procedere ad una sostituzione etnica dell’Europa.
La premessa è chiara: Meloni non può più sopportare le continue aggressioni contro i nostri militari da parte di “nigeriani giganti, tra i 90 e i 100 chili“, “potenziali omicidi” che “costano allo Stato più di 100€ al giorno”. Purtroppo, continua D’Agostino nella descrizione del libro, il “razzismo all’incontrario” (che ricorda un po’ “Il mondo all’incontrario” di Vannacci…) impedisce di arrestare questa “nobiltà al di sopra della legge“: “per gli Italiani c’è la legge, per i richiedenti asilo c’è tutto”. Meloni si propone dunque di formare le forze dell’ordine “su una nuova metodologia di difesa personale e nazionale“. Questa nuova metodologia – che “ovviamente non include la violenza” – passa per l’insegnamento alle forze dell’ordine della storia: la storia degli omicidi rituali e del cannibalismo praticato dagli africani.
Eh sì, perché Meloni ci mette in guardia dal “rischio di una sostituzione etnica” da parte di islamici poligami che fanno “5 figli per coppia” – alla faccia della “intellighenzia politically correct”. “Insomma, – si legge in un passaggio del libro – il mondo dei cellulari ha popolato l’Africa ben prima della nazionalizzazione del settore terziario. Questa virtualizzazione, insieme a un bios esplosivo (sigh!, ndr), ha prodotto un cocktail micidiale sotto la guida dello smartphone: interi gruppi vengono mossi dal sogno di una sorta di “paese di cuccagna” che viene percepito come una mai spenta Disneyland proprio grazie alla rete”. Ed ancora: “La stregoneria oggi rappresenta la più grande minaccia per la vita degli africani, poiché hanno inconsciamente sviluppato una mentalità che li fa vivere in una condizione permanente paura, impotenza e intimidazione costringendoli ad abbracciare diabolici rituali”. A proposito del cannibalismo Meloni non ha dubbi: “in alcune zone della Nigeria, tra cui quella in cui vive la tribù di Yoruba, è ancora praticato il cannibalismo, strettamente legato al commercio di carne umana”.
Il richiamo a certa mentalità colonialista della prima metà del Novecento è evidente. Continua così Meloni:
«Il selvaggio è spesso presentato come un essere degradato e maledetto, che non rispecchia nulla di positivo, ma che sembra far da condensatore per tutte quelle qualità negative che sono l’appannaggio delle classi criminali nelle società civili» (Lorenzoni 2015). Nella prima metà del Novecento Emilio Salgari descriveva così l”uomo selvaggio”. Questa definizione sembra adattarsi bene ai criminali mafiosi di origine nigeriana.
I soldi che vanno dall’Europa alla Nigeria sono “soldi dei bianchi” consegnati ai “neri”:
Fiumi di denaro nelle mani di una parte degli africani di Castel Volturno che pagano gli affitti delle case, comprano call center, riciclano attraverso i negozi. Spediscono denaro in Africa e lì investono, acquistando agenzie di money transfer. Ci sono invii di denaro continui: soldi dei bianchi che vengono direttamente consegnati ai neri.
C’è ne anche per i campani, in combutta con i “neri”:
Questa è Campania 2, l’unico territorio in Italia in cui la mafia africana si muove in simbiosi con la criminalità organizzata locale. Campania 2 è la prima provincia africana d’Italia. Rifiuti, immigrazione, prostituzione, corruzione politica, criminalità organizzata, abusi edilizi, sver- samenti tossici sono ormai una consolidata realtà immutabile di questa terra. Tra Castel Volturno, Mondragone, Pescopagano, il Villaggio Coppola, Baia Verde, Pinetamare, ogni etnia ha i suoi riti. Da una parte la comunità africana, con i suoi dei animistici, i riti magici, il vudù, che si trasformeranno in sacrifici umani in territorio italiano; dall’altra i bianchi, che guardano con sorpresa e scherno a queste manifestazioni, ma che sono intanto al telefono con il mago di turno per la predizione di amore, fortuna e posti di lavoro. Gli dei locali sono esseri umani che ricoprono cariche politiche. Nella buona e nella cattiva sorte.
E pure per la Chiesa cattolica:
Ma questo flusso mitico volto esclusivamente a beneficiare una mafia pericolosa vede finalmente qualche resipiscenza di ragionevolezza nella Chiesa Cattolica, che a tratti sembrava correre il rischio di diventare la principale agenzia di un migrazionismo incontrollato.
E’ centrale infatti il tema della sostituzione etnica: “Il migrazionismo è finanziato oggi da qualcuno che vuole cambiare l’etnia europea per creare un’Eurafrica o un’Eurasia.”
Caustico il commento finale dello stesso Lorenzo D’Agostino:
il quale fa notare come il co-autore del libro, lo psichiatra Alessandro Meluzzi, negli ultimi giorni ha più volte twittato a sostegno del generale Vannacci: eh sì, perché è evidente che non c’è grande differenza con le ormai tristemente famose idee del generale.
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