Questa alta istituzione fiorentina non meritava un Generale con questo pensiero
Caso Vannacci, l’eroismo non è lo sprezzo del pericolo ma il valore degli ideali per cui si combatte
Nella città di Firenze patria dell’Umanesimo ha sede dal 1865, anno in cui dopo l’Unitá d’Italia fu trasferita la capitale a Roma, l’Istituto geografico militare.
La sua storia inizia dall’Ufficio del Corpo di Stato maggiore del Regio Esercito Italiano che, dopo il 1861, aveva unificato in una singola struttura, con sede a Torino, l’originale Ufficio del Corpo di Stato Maggiore del Regno di Sardegna, dell’Ufficio Topografico Toscano e del Reale Officio Topografico Napoletano.
Con l’unificazione italiana, si riconobbe l’esigenza per lo Stato di dotarsi di una cartografia nazionale unitaria, e il Governo del tempo affidò nel 1872, con un’apposita legge, tale incarico all’Istituto topografico militare, creato dalla trasformazione del corpo militare. Questo istituto, rinominato Istituto geografico militare nel 1882, rilevò il territorio dello Stato, formando la nuova Carta Topografica d’Italia alla scala 1:100.000. Un lavoro, in gran parte svolto utilizzando la tavoletta pretoriana, che richiese oltre trent’anni.
Durante il fascismo– la storia si ripete sempre- l’IGM sostenne i processi di italianizzazione operati verso la toponomastica delle lingue non-italiane presenti sul territorio nazionale nonché nelle colonie.
Nel 1960, con la legge n. 68, l’Istituto veniva consacrato organo cartografico dello Stato e la cartografia prodotta dall’IGM diventava quella ufficiale dello Stato. Questa storia fa capire quanto assurde siamo le parole dell’ormai ex presidente Generale Vannacci destituito dal suo incarico con provvidenziale intervento dei vertici del Ministero della Difesa.
Sono inconcepibili di per sé, appunto, le frasi che ha scritto nel suo libro. Ma assume un significato ancora peggiore le parole con cui ieri si è difeso. Dopo aver definito con termini razzisti Paola Egonu “somaticamente non italiana” dice di essere stato travisato aggiungendo : ”È italiana, gareggia e rappresenta sicuramente l’Italia. Quello che dico è che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità come raffigurata da 4mila anni di storia fin dagli affreschi degli etruschi. Se vai in Papua Nuova Guinea e chiedi di fare il ritratto di un italiano non lo disegnano con la pelle nera perché tradizionalmente non siamo neri». Molto complicata come toppa se a dirlo è il capo dell’istituto geografico militare fondato dallo Stato di Sardegna.
Antropologicamente sappiamo che i Sardi hanno una origine diversa da altre popolazioni che nei secoli hanno vissuto in Italia. Vorrebbe forse dire il generale che i Sardi da cui prende luce il suo ex istituto non sono italiani? Purtroppo non bastano tre lauree e cinque lingue conosciute ad aprire la mente a chi per difendersi all’ultimo tuffo tira sempre in causa gli Ebrei. Afferma infatti il generale che dire Ebrei di merda (lui ci mette i puntini per non essere troppo offensivo io invece li ometto per rendere l’idea del suo pensiero) non è peggiore che dire Cristiani di merda” e che “ Ho capito: c’è stata la Shoah, va bene, ma questo non configura la religione ebraica come protetta.” Non è una gara al peggiore o al migliore, dovremmo essere ormai adulti e non bambini che si dilettano su queste iperboli, e nessuno protegge la religione ebraica più delle altre, anzi forse in taluni casi è il contrario, ma negare i pregiudizi su cui si basano milioni di morti e stermini pianificati a tavolino è inconcepibile. Ecco basterebbero queste parole per far capire che questa alta istituzione fiorentina non meritava un Generale con questo pensiero e forse non lo merita neppure l’esercito stesso.
L’eroismo non è lo sprezzo del pericolo ma il valore degli ideali per cui si combatte. Winston Churchill quando il Cancelliere dello Scacchiere gli disse che bisognava tagliare i fondi alla cultura perché tutti i soldi dovevano andare negli armamenti per fermare il Terzo Reich disse di no perché proprio per quella cultura loro stavano combattendo. Spero e credo che anche il governo italiano abbia in mente quale sia la cultura con cui formiamo i nostri soldati.
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