L’ultima volta che il Napoli vinse una coppa l’eroe fu una meteora. Un portiere brasiliano vestito di verde fluo che nella lotteria dei penalty di Doha parò l’ottavo rigore a un’altra meteora, bianconera, Simone Padoin. Rafael Cabral Barbosa non sarà mai rimpianto eppure è rimasto nella storia del Napoli per aver dato agli azzurri la vittoria della Supercoppa italiana contro una Juventus – allora, come oggi – dominante in Italia. Fu il punto più alto della gestione De Laurentiis.

Rafael non stava un attimo fermo. Pregava ossessionato – manco fosse una macumba – con il dito indicava il lato dove l’avversario avrebbe tirato; con le gambe zompettava sulla linea di porta. E i bianconeri fallirono quattro tiri dal dischetto. Lui prese quello decisivo. Alex Meret, al contrario, è rimasto freddo. Concentrato. Gli occhi di ghiaccio puntati sul pallone e sui piedi degli attaccanti avversari. La parata sul primo rigore dei bianconeri, calciato da Paulo Dybala, ha messo le cose in discesa. Il Napoli alla fine si è preso la Coppa Italia – dopo 90 minuti giocati comunque meglio della Juventus dell’ex Maurizio Sarri – il primo trofeo dell’era post-covid.

Meret oggi è l’eroe. Insieme con i sorrisi del presidente De Laurentiis, con le parole dell’allenatore Gennaro Gattuso, è l’immagine della sua parata – balzo felino, titolo da anni ’80 – a restare della serata di ieri. Una notte alla quale il 23enne portiere friulano è arrivato comunque un po’ per caso. Nella gerarchia del tecnico calabrese c’è prima David Ospina. Il colombiano sa giocare meglio la palla con i piedi, secondo Gattuso. E quindi Meret si è spesso accomodato in panchina. Anche dopo che una papera di Ospina, proprio giocando la palla con i piedi, aveva provocato una sconfitta pesante sul campo della Lazio, lo scorso gennaio. Squalificato ieri il colombiano, è stato il turno di Meret. Che proprio nella partita più importante si è fatto trovare pronto. Proprio contro il suo idolo Gianluigi Buffon. Proprio mentre 500mila ragazzi si sottoponevano, mascherina e gel e termoscanner e tutto il resto appresso, al maxi-orale della maturità; Alex Meret da Udine affrontava il suo personale esame di maturità all’Olimpico di Roma, nella finale di Coppa Italia contro la Juventus.

Esito: massimo dei voti, scrivono i giornali. Come se Alex Meret non avesse già espresso prestazioni di livello tra campionato, Champions League, Europa League. Maturità, cantava Venditti, t’avessi preso prima. “Quella su Ospina non la considero una rivincita. Il mister settimana dopo settimana fa le sue scelte, a me sta farmi trovare pronto”, ha detto diplomatico a fine partita. Poco prima si era preso la scena nei rigori. Che per i calciatori di movimento sono coraggio, per i portieri il non plus ultra della loro solitudine. Il dovere, per certi tifosi accaniti, di parare.

Meret, qualcuno forse lo aveva dimenticato, è un patrimonio del Napoli e del calcio italiano. Per Transfermarkt vale 28 milioni di euro. È l’unico, con Gigi Donnarumma, a poter raccogliere credibilmente l’eredità di Buffon in nazionale. Insomma non è una meteora. Adesso l’hanno visto tutti, ed è giusto festeggiare anche per questo. Questa notte è ancora sua.

Antonio Lamorte

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