La riflessione pannelliana
Regioni, quei pozzi neri di sprechi e inefficienza, tra i drammi della sanità e delle politiche del lavoro
Ho letto con interesse il recente contributo di Giuseppe Benedetto su queste pagine, a proposito della lezione “pannelliana” sulle elezioni regionali e locali. Semplificando, il presidente della Fondazione Einaudi consiglia di concentrarsi su temi e iniziative nazionali, anziché fare figuracce come in Emilia Romagna, Umbria e Liguria. Alle regionali, tanto il sistema elettorale per l’elezione del candidato presidente (un uninominale a turno unico, brutalizzante) quanto l’elevato tasso di clientelismo e “partitocrazia” (per dirla ancora con il compianto Marco) della politica regionale, rendono marginale lo spazio per offerte politiche innovative e indipendenti. Se poi ti presenti in forma gregaria in uno dei due poli, sei percepito come irrilevante dagli elettori.
Il problema della Sanità
Forse, più che partecipare alle regionali, dovremmo piuttosto batterci per l’abolizione delle Regioni, veri pozzi neri di spreco e inefficienza. Gestiscono risorse raccolte dallo Stato, non sono responsabili delle entrate e sfuggono a qualsivoglia scrutinio pubblico e mediatico: per cultura, gli italiani si occupano della propria città e del governo nazionale, quasi mai delle Regioni, di cui non conoscono funzioni e competenze. I grandi temi assegnati alle Regioni – sanità e politiche attive del lavoro – sono tra i principali fronti di fragilità e inefficienza della Repubblica. Sulla sanità, il fallimento è conclamato: i cittadini che possono, optano per la sanità privata; chi non può, rinuncia spesso drammaticamente a curarsi o è costretto a costose transumanze da Sud a Nord, o comunque dai centri minori verso i poli di eccellenza. Sul lavoro, idem: salvo eccezioni, le Regioni non strappano nessuno alla disoccupazione.
La riflessione pannelliana
Tornando alla riflessione “pannelliana”, aggiungo due elementi e una proposta. Primo: la scarsa performance delle forze liberal-democratiche alle regionali non dipende dalla rottura tra Carlo Calenda e Matteo Renzi. Ad aprile 2023 la lista comune Azione-IV, allargata anche a Più Europa, raccolse appena il 2,7% alle elezioni del Friuli Venezia Giulia, pur presentandosi fuori dalle due principali coalizioni e sostenendo un candidato di qualità come Alessandro Maran. Secondo elemento: che il voto di opinione non sia premiato alle regionali lo dimostra il M5S (un’opinione del piffero, ma pur sempre opinione); persino quando godevano del consenso di un terzo o di un quarto dell’elettorato nazionale, i grillini fallivano miseramente nelle Regioni.
Infine, la proposta: laddove c’è un candidato presidente che merita, i liberali lo sostengano senza pregiudizi e vincoli di coalizione, presentandosi direttamente nella sua lista civica e negoziando apertamente alcuni punti programmatici qualificanti; laddove l’offerta è misera, promuoviamo piuttosto “liste per l’abolizione delle Regioni”, candidando attivisti liberali e libertari. Peggio dei risultati recenti non andrebbero. Anzi.
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