L'opposizione
Riforma costituzionale, la carica dell’Anm contro il premierato di Giorgia Meloni
Contro il premierato targato Giorgia Meloni si sono subito messi in moto in questi giorni i ‘soliti noti’, gli stessi che nel 2016 si stracciavano le vesti per impedire all’allora premier Matteo Renzi di realizzare la sua riforma costituzionale.
Fra i primi a scendere in campo per stoppare ogni tentativo di cambiamento della Costituzione non poteva non esserci l’Associazione nazionale magistrati.
“In questo testo di riforma della Costituzione c’è uno sbilanciamento e uno squilibrio a favore del potere esecutivo e non è ciò di cui, secondo me, ha bisogno oggi il nostro Paese. Il premierato congeniato in questo modo indebolisce il ruolo del presidente della Repubblica che è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura, organo di garanzia per l’indipendenza della magistratura che, indirettamente, con questa riforma viene indebolito”, ha esordito Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm.
Quella di Santalucia, va detto, è una considerazione personale.
L’Anm, infatti, non ha ancora avviato una discussione interna sulla proposta di modifica costituzionale varata dal Consiglio dei ministri. “La mia opinione è che in questo momento in Italia c’è l’esigenza di potenziare e rafforzare gli organi di garanzia e non il governo. Con questo premierato, invece, si depotenzia il ruolo del presidente della Repubblica e, a cascata, di tutti gli altri organi di garanzia”, ha aggiunto Santalucia.
In attesa di capire cosa farà l’Anm, non si può non ricordare che nel 2016 Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, si era schierata apertamente per il NO al referendum costituzionale. Rimase celebre un post di un suo autorevole esponente, il presidente del tribunale di Bologna Francesco Caruso, che arrivò a paragonare chi votava per la riforma voluta da Renzi a coloro che dopo l’8 settembre del 1943 seguirono il Duce nella Repubblica di Salò.
© Riproduzione riservata






