Una mostra interattiva,  diffusa e gratuita, grazie all’innovativo utilizzo dei pratici Qr Code, permette di raccontare la storia di una delle borgate storiche di Roma: il quartiere del Tufello.

Con il progetto di Riverrun Hub chiamato “Storytelling nell’Oltre Aniene” gli abitanti stessi hanno dato vita a questa narrazione: ben radicato in un preciso luogo ma con una struttura che lo rende interessante a livello nazionale e replicabile in altri siti, l’iniziativa si costituisce della raccolta di fonti e informazioni, a partire da quelle private degli abitanti per arrivare a toccare persino momenti che hanno fatto la Storia d’Italia.

Il Tufello, adagiato tra il fiume Aniene e le strade consolari Nomentana e Salaria, deve il suo nome a una roccia caratteristica della zona. La passione per l’As Roma dei suoi abitanti, l’impegno politico che si respira per le strade e un’identità che con il passare degli anni rischia di perdersi. Ma grazie a questo progetto anche i più giovani potranno conoscere la ricca storia di questa storica zona di Roma.

Dal Murales di Gigi Proietti fino a quello di Valerio Verbano, militante di autonomia operaia ucciso durante gli anni di piombo, con Storytelling nell’Oltre Aniene sarà possibile tramandare la storia di una zona che ha una tradizione molto più ricca di quella che racconta la classica retorica sulle periferie. Spesso chi nasce e abita nelle borgate si sente un abitante di “serie B” della capitale visto la carenza di tanti servizi essenziali, dal trasporto pubblico alla nettezza urbana.

Ma progetti come questo possono aiutare gli abitanti delle borgate a crearsi “un’identità collettiva” diversa da quella, errata e parziale, del degrado e dello spaccio (alla Brumotti per intenderci) rappresentata nei media mainstream. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Mori, ideatore dell’iniziativa che già in passato ha toccato altri quartieri italiani come quello di Giorgino a Cagliari e, con la conclusione e la presentazione dell’attività romana, si appresta ora a lavorare in altri siti.

In questi anni i progetti di riqualificazione urbana realizzati nelle periferie delle grandi città sono stati numerosi. Il progetto di Riverrun Hub Storytelling nell’Oltre Aniene, realizzato dai ragazzi e dalle ragazze del Liceo Bramante, vuole trasmettere la memoria storica del Tufello alle nuove generazione con una mostra multimediale gratuita diffusa grazie all’utilizzo dei QR code. In che modo le nuove tecnologie possono aiutare a preservare e valorizzare la storia di quartieri e borgate storiche?

Storytelling nell’oltre Aniene è un progetto di narrazione partecipata che usa le tecnologie e i mezzi digitali senza fini commerciali, come strumento democratico che genera consapevolezza e permette a luoghi marginali, spesso segnati da spopolamento e impoverimento economico e sociale, di raccontarsi a partire da sé, fuori da pregiudizi e stereotipi di sguardi esterni. Tramandare dalle vecchie alle nuove generazioni la memoria storica, che è poi l’elemento centrale del progetto, per noi significa non fermarsi al mero recupero di informazioni, o cadere nel leitmotiv nostalgico del “si stava meglio quando si stava peggio”, ma creare una relazione di cura e di prossimità tra giovani e anziani, grazie all’esperienza diretta e allo scambio di vite, vissute e viventi, che si incontrano nel qui e ora. Una continuità tra passato e presente per tracciare nuove possibilità di futuro. La memoria diviene strumento per ripensarsi come comunità e interrogarsi non solo su chi si è stati, ma soprattutto su chi si vuole essere. Questo apre alla possibilità di pensare a rotte narrative diverse rispetto a quelle a cui sembrava di essere destinati. Lo storytelling diventa quindi una chiave per agire il proprio futuro e non subirlo.

Grazie a Storytelling nell’Oltre Aniene i più giovani potranno conoscere la storia di donne e uomini antifascisti che si sono battuti per la libertà, spesso sacrificando la propria vita. Questo può avvicinare le nuove generazioni all’attivismo politico?

Uno dei problemi educativi della nostra società è che manca il coinvolgimento emotivo-sentimentale nella trasmissione dei saperi, resi sempre più parcellizzati e sterili, privi di vita, noiosissimi da apprendere. Conoscere il passato non solo attraverso semplici informazioni, ma entrando in contatto con le persone che hanno vissuto personalmente quelle esperienze, permette a ragazze e ragazzi di sentirsi parte attiva della storia del loro quartiere, di respirarne il genius loci, di poterne riscrivere il destino. C’è poi da dire che questo è un luogo speciale di Roma, un quartiere in cui l’attivismo politico è ancora molto vivo e per fortuna non si è mai interrotto dagli anni Sessanta ad oggi. Un quartiere dove ci sono tantissime realtà autorganizzate che collaborano sia con il Municipio III sia con le scuole, coinvolgendo i giovani in azioni concrete di welfare sociale e militanza politica: Lab! Puzzle Bene Comune, C.S.A.  Astra e Brancaleone, Officine Zero, la palestra popolare Valerio Verbano, la cooperativa Parsec, per citarne alcuni. Questo terreno più che fertile ovviamente ci ha aiutato molto a far attecchire e sviluppare Storytelling nell’oltre Aniene facendolo diventare uno strumento utile all’intera comunità per potenziare autoconsapevolezza e capacità di visione.

 Camminando per le strade del Tufello si capisce il legame profondo tra gli abitanti del quartiere e Valerio Verbano, militante di autonomia operaia ucciso da estremisti di destra il 22 Febbraio 1980. Tramandare la sua storia può contribuire ad una vera riconciliazione e a chiudere i conti con il passato?

Valerio Verbano è un’icona al Tufello e non solo, simbolo di tutte le lotte che il quartiere ha combattuto, combatte e combatterà per contrastare la marginalizzazione ed avere accesso a quei diritti e servizi che in parte gli sono ancora negati, nonostante l’ottimo lavoro degli amministratori locali. In mancanza di risposte dalle istituzioni centrali la comunità si autogestisce, come è successo durante il Covid, quando sono state raccolte e consegnate, solo con le forze del territorio, migliaia di “spese sospese” per le persone in difficoltà. Il conflitto di quegli anni, di cui Valerio è stato protagonista e vittima (una stagione politica con cui l’Italia non ha mai davvero fatto i conti), qui non viene percepito come passato, ma insiste nelle fratture che rimangono aperte nel presente. L’attivismo militante,  iniziato negli anni Sessanta con il Centro di cultura popolare, è stato la risposta al menefreghismo della politica centrale di fronte alle lotte di rivendicazione dei diritti sociali, che le frange neofasciste hanno tentato di zittire con la violenza, uccidendo oltre Verbano anche il giudice Mario Amato. Verbano è un’icona che parla ancora di queste ingiustizie e trasmettere ai più giovani la memoria di ciò che gli è accaduto, se non si cade nel tranello della sterile celebrazione o dell’icona pop, diventa un’occasione preziosa per continuare a dare voce a queste istanze, agendo nelle ingiustizie del presente, ma con i piedi ben ancorati nel passato.

Nelle puntate del podcast emerge una distanza siderale tra i luoghi e le persone del Tufello e i cittadini della “Roma bene”. Gli abitanti del Tufello, che per sopravvivere erano costretti a compiere dei furti in appartamento nella zona dei Parioli, raccontano lo stupore nel trovarsi davanti una realtà aliena rispetto a quella della borgata. Cani da compagnia, polizia privata, maggiordomi. E per darsi coraggio assumevano sostanze stupefacenti come le anfetamine. Questa distanza esiste ancora oggi? Nel caso, progetti come Storytelling nell’Oltre Aniene possono ridurre questa distanza?

Questa distanza non esiste più perché non esiste più la “Roma bene” di quegli anni. Esiste la Roma cannibalizzata dalle logiche di mercato, esiste una piccolissima minoranza di cittadini che gode i frutti di questo scempio ed esistono gli altri romani che cercano di adattarsi e sopravvivere. La distanza vera di oggi è tra il centro città, ormai invivibile e al servizio di banche, multinazionali e turismo di massa, e la città vitale, che un tempo era chiamata la periferia, dove soprattutto le cittadine e i cittadini di ceto medio sono stati costretti a trasferirsi unendosi agli abitanti storici del luogo. In questa fase, progetti di storytelling come il nostro possono aiutare il dialogo tra elementi eterogenei che si insediano nei quartieri marginalizzati, cogliendo questo momento antropologico come occasione per ripensarsi ed attivare nuove possibili narrazioni.

Criminalità, spaccio, degrado. Spesso il racconto delle borgate romane ruota intorno a degli stereotipi che non colgono l’essenza di queste zone. Raccogliere e raccontare la vita delle persone che hanno vissuto al Tufello e la notevole storia della borgata può aiutare a creare una “coscienza collettiva” di zona in grado di abbattere gli stereotipi sulla vita in periferia?

Come ho detto, parlare di centro e periferia non ha più alcun senso e usare questa dicotomia rappresenta già di per sé uno stereotipo. RiverRun ha affrontato questo tema anche in un altro progetto, il podcast “I dialoghi della creanza”, dedicato ai pericoli della rigenerazione urbana: nel terzo episodio, parliamo proprio di come quelle che un tempo erano le periferie sono diventate la vera città. È in queste zone che si gioca la partita del futuro, dove è necessario rafforzare una coscienza collettiva per scrollarsi di dosso pregiudizi e luoghi comuni, che non hanno più fondamenta, e ripartire dal presente. Come è avvenuto con “Storytelling nell’oltre Aniene”, prendere spunto dalla storia passata e recente permette di creare nuove visioni e prospettive collettive, che poi risultano essere l’unica e vera possibilità di evoluzione sostenibile per ciò che resta di Roma. Per la prima volta si stanno dando le spalle al centro e si sta guardando oltre, verso l’agro romano e le aree rurali interne appenniniche, creando reti e sperimentazioni tutte da inventare, che hanno un elemento in comune: abbandonano quell’idea di città rinascimentale, conservata fino ad oggi pressoché intatta, aprendo l’urbano a una trasformazione densa di nuove possibilità

 

Giovanni Brajato

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