Bpm e Crédit Agricole alla finestra
Risiko bancario, la mappa del credito si ridisegna: con il rilancio di Mps su Mediobanca il governo spinge verso un nuovo polo
Il risiko bancario italiano ha smesso di essere una metafora giornalistica e somiglia sempre più a una vera partita a incastri. Da mesi, i principali istituti muovono le loro pedine, ridisegnando la mappa del credito con il sostegno – e talvolta l’intervento diretto – dello Stato. Una strategia che riflette le tendenze europee al consolidamento, ma che in Italia assume un peso particolare per la centralità del governo e per la fragilità storica di alcuni attori.
L’ultima mossa è arrivata da Siena: il Cda di Monte dei Paschi, presieduto da Nicola Maione, ha rilanciato l’offerta su Mediobanca inserendo una componente cash da 0,90 euro per azione. L’istituto guidato da Luigi Lovaglio ha già raccolto adesioni per oltre il 38,5%, superando così la soglia minima del 35% prevista dall’offerta. L’operazione è quindi andata in porto e segna un passaggio decisivo della partita: ora l’obiettivo dichiarato resta quello di spingersi fino al 50%, traguardo che consentirebbe a Mps di assumere il controllo pieno di Piazzetta Cuccia, nominare un nuovo board e sfruttare appieno i Dta (Deferred Tax Assets, crediti di imposta differiti). La chiusura dell’offerta è prevista per l’8 settembre, con riapertura tra il 16 e il 22.
Il rilancio poggia su basi finanziarie solide. Mps stima sinergie industriali per circa 700 milioni l’anno prima delle imposte, con requisiti patrimoniali robusti e la promessa di distribuire dividendi fino al 100% dell’utile, anche grazie all’accelerazione nell’utilizzo delle Dta. Non solo un’operazione difensiva, quindi, ma un progetto industriale che punta a mettere insieme la banca commerciale più antica d’Italia con la principale banca d’affari.
Ma la mossa di Siena è solo un tassello di un risiko più ampio. UniCredit ha provato a stringere Banco Bpm, trovandosi davanti al golden power: il governo ha imposto condizioni stringenti, mostrando di non voler restare spettatore. Mediobanca ha tentato di blindarsi con l’acquisto di Banca Generali, operazione bocciata dall’assemblea del 21 agosto. Bper si è rafforzata su Popolare di Sondrio, mentre Ifis ha lanciato un’ops su Illimity. Tutti segnali di un settore in fermento, spinto dalla necessità di crescere per competere su scala europea.
Il ruolo del Tesoro è diventato determinante. Non solo perché è azionista diretto di Mps con l’11%, ma perché si è posto come regista del consolidamento. L’uso del golden power su UniCredit-Bpm ha dimostrato che il governo non si limita a vigilare: indirizza attivamente le operazioni considerate incompatibili con l’interesse nazionale. Una scelta che lo rende arbitro e giocatore al tempo stesso, in un equilibrio delicato tra mercato e politica.
In questo quadro, la formula del “terzo polo” circola con insistenza. Per ora è più uno slogan che una realtà: la somma tra Mps e Mediobanca non raggiunge le dimensioni di Intesa Sanpaolo o UniCredit. Ma se Banco Bpm – di cui Siena possiede già circa il 10% – entrasse nell’aggregazione, lo scenario cambierebbe radicalmente. A questo si aggiunge la variabile Crédit Agricole, che da tempo guarda al mercato italiano con interesse e che potrebbe rimescolare ulteriormente la partita.
Il risiko italiano si muove dentro un contesto europeo che spinge verso concentrazioni sempre maggiori. La Bce chiede da tempo istituti più solidi, in grado di reggere shock economici e investimenti tecnologici. Le grandi banche francesi e tedesche hanno già dimensioni che gli operatori italiani, ancora frammentati, faticano a raggiungere.
Quel che è certo è che la partita non è finita. La nuova offerta di Mps segna un passaggio storico, ma lascia aperti molti scenari. Per Siena significa rafforzare il proprio ruolo in un settore in trasformazione e avvicinarsi all’obiettivo di un polo bancario alternativo ai due colossi nazionali. Per il sistema nel suo complesso, il banco di prova non sarà solo la creazione di nuovi equilibri di potere, ma la capacità delle banche di trasformare questa stagione di consolidamento in un servizio più efficace per famiglie e imprese, con più credito e condizioni migliori per l’economia reale.
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