La Turchia oggi è al verde
Meloni e il vertice con Erdogan tra cyber, Difesa e automotive: la politica tutta affari del leader turco
Il solido commercio tra i due Paesi, unito ai crescenti legami nel settore militare, è visto come un trampolino di lancio per obiettivi più ambiziosi Sul tavolo la creazione di consorzi per progetti in Africa e Medio Oriente

Mentre in patria Erdoğan porta l’attacco alla democrazia a un livello senza precedenti da quando è al potere colpendo al cuore la maggiore forza di opposizione del paese, cinquecento rappresentanti aziendali delle maggiori imprese turche e italiane sono pronti a cogliere le nuove opportunità offerte dall’attesissimo quarto vertice intergovernativo Turchia-Italia che inizia oggi a Roma ed è presieduto congiuntamente da Erdoğan e dal presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. Si tratta di un vertice che suscita elevate aspettative e che aprirà nuove strade alla cooperazione nelle relazioni diplomatiche e politiche, nonché la forte cooperazione economica già esistente tra i due paesi amici.
Il business tra Italia e Turchia
Cuore di questo summit è il forum aziendale che esplorerà le nuove opportunità nei settori della difesa, dell’aviazione, della sicurezza informatica, dell’energia, dell’automotive e delle infrastrutture, prendendo in considerazione anche joint venture in paesi terzi.
Il commercio bilaterale tra Turchia e Italia ha raggiunto i 32 miliardi di dollari lo scorso anno, con Ankara che ha esportato nel nostro paese beni per il valore di 12,9 miliardi di dollari e ne ha importati 19,3 miliardi. Il solido commercio, unito ai crescenti legami nel settore della difesa, è visto come un trampolino di lancio per obiettivi più ambiziosi. L’incontro al quale parteciperanno ministri e personalità del mondo imprenditoriale, porterà certamente a nuovi accordi. L’Italia è tra i primi cinque mercati d’esportazione della Turchia con le sue 1.610 aziende raggiunge i 5 miliardi di dollari di investimenti in particolare nei settori automobilistico, energetico, bancario, alimentare e nelle infrastrutture e nella logistica, bancario e alimentare”.
La porta verso Medio Oriente, Africa e Asia
Forte è anche la cooperazione dei due paesi alleati per la creazione di consorzi per progetti in Africa e Medio Oriente. All’inizio di marzo, la Leonardo, firmava con la prestigiosa azienda turca Baykar del genero di Erdoğan uno storico accordo di joint venture (JV) con sede in Italia per lo sviluppo di veicoli aerei senza pilota (UAV). Questi accordi segnano un passo fondamentale per l’espansione dell’industria della difesa italiana nella regione mediorientale con i piani per strutture di produzione congiunte in entrambi i paesi per promuovere il trasferimento tecnologico. La Turchia per l’Italia rappresenta una porta aperta verso i mercati mediorientali, dell’Africa e dell’Asia centrale. Nel contempo l’Italia mantiene aperta per Ankara la porta di accesso all’Unione europea nonostante, a più di un mese dall’arresto del sindaco di Istanbul Imamoglu, la strategia del leader turco non sia cambiata.
L’arresto avvenuto il mese scorso, del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu, principale rivale politico del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, rappresenta un nuovo livello di autoritarismo nel panorama politico turco, fino a poco tempo illiberale, ma ancora competitivo ed ora è impegnato nel ridisegnare l’opposizione turca più o meno nello stesso modo in cui ha rimodellato i media, la magistratura e le istituzioni statali del paese, con arresti quotidiani dei politici e amministratori dell’opposizione, di giornalisti, avvocati e di attivisti per i diritti umani. Erdogan sta lavorando da tempo a ridisegnare una “seconda repubblica” senza una vera competizione politica, vuole il controllo del processo decisionale e l’abolizione della separazione dei poteri per garantirsi un mandato a vita sul modello di quello putiniano. Questa nuova svolta autoritaria coincide, non a caso, con una crisi geopolitica ampia e complessa. Oltre alle guerre a Gaza e in Ucraina, permangono incertezze sul futuro dell’alleanza transatlantica, del commercio globale e della democrazia liberale.
La Turchia oggi è al verde
Sulla scena internazionale, i tradizionali garanti dell’applicazione delle norme e dello stato di diritto all’interno dell’alleanza transatlantica, l’Unione Europea (UE) e gli Stati Uniti, stanno abdicando a questa responsabilità in nome di migliori relazioni con la Turchia in un’epoca di emergenza geopolitica. Il Paese sta perdendo dinamismo e speranza. Da tempo, insegue l’egemonia regionale, ma sembra aver fallito clamorosamente. Oggi la Turchia è al verde, sta affrontando le stesse crisi dei suoi vicini, ed Erdoğan sembra più un altro autocrate mediorientale. La sua politica estera ora è tutta affari: vendere prodotti per la difesa, inseguire contratti infrastrutturali e cercare accordi energetici, mentre è costretto a osservare i sauditi che ricoprono il ruolo di potenza regionale che un tempo il leader turco bramava.
È un errore guardare Erdoğan attraverso una lente islamista obsoleta. Ciò distorce la realtà della Turchia. L’unica vera ideologia di Erdoğan è il potere. Si ammanta di qualsiasi bandiera che serva ai suoi obiettivi autocratici, all’inizio con la “democrazia conservatrice”, durante la Primavera araba con l’islamismo e ora con il nazionalismo turco. Cambia l’etichetta, ma non l’obiettivo: il potere assoluto e incontrollato.
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