È saltata la decisione di introdurre un tetto al prezzo del gas proveniente dalla Russia, tutto da rifare, rimandato a ottobre. Doveva essere discussa oggi dai 27 ministri europei dell’energia e invece se ne parlerà il prossimo mese. Non è ancora stato chiarito se quando capi di Stato e di governo europei si riuniranno il 6 e 7 ottobre a Praga per un vertice informale o se tra il 20 e il 21 ottobre a Bruxelles. E quindi, per ora, la linea premia l’intransigenza di Mosca, che aveva minacciato il taglio netto delle forniture con il price cap.

Una larga convergenza invece esiste al momento su tre dei cinque punti sul tavolo dei ministri europei dell’energia: il taglio dei consumi, la tassa sugli extra-profitti, gli aiuti alle utilities in difficoltà. “Abbiamo ancora delle domande e delle preoccupazioni ma guardiamo con favore alle proposte presentate ieri della Commissione Europea, incluso un ‘price cap’ al gas russo”, aveva detto ieri il premier olandese Mark Rutte al termine della conferenza stampa con Ursula von der Leyen. Le titubanze dell’Olanda perché il TTF (il Title Transfer Facility), il mercato europeo di scambio del gas, ha sede proprio ad Amsterdam – e che Bruxelles vorrebbe sottoporre alla supervisione finanziaria dell’Esma (l’Autorità Europea degli strumenti finanziari e dei mercati).

La misura del tetto, proposta per primo dal Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, aveva incassato il sostegno di Paesi come Portogallo, Grecia, Polonia, Belgio, Lussemburgo, Bulgaria, Romania. Contrari invece Ungheria, Slovenia, Austria, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. A smentire le indiscrezioni emerse nelle settimane scorse, il passo indietro della Germania: i tempi dell’approvazione, secondo le indiscrezioni dei media, avrebbero potuto scatenare un problema di forniture. Con lo stop dal Nord Stream la prima economia dell’Eurozona potrebbe trovarsi senza la materia prima per produrre elettricità. E poi Berlino ha trovato un accordo con Parigi per un accordo di solidarietà, un accordo reciproco, bilaterale. Le nazioni dell’est temono che le misure restrittive di Mosca possano far passare l’inverno al gelo.

La proposta dell’Italia è quella che si muove nella direzione di imporre un price cap a tutti e non solo alla Russia mentre la Presidente della Commissione parlava di una limitazione al solo gas russo importato tramite i gasdotti. Roma sostiene anche un’accelerazione sul “decoupling”: il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità. Il “limite agli extra profitti”, la misura che vuole calmierare le bollette limitando il prezzo dell’elettricità prodotta da fonti diverse dal gas: gli utili extra realizzati dalle grandi compagnie energetiche sarebbero investiti in sussidi ai consumatori. È invece in arrivo il taglio dei consumi: Bruxelles punta a ridurre la domanda del 10%, di cui almeno il 5% nelle ore di punta. Al vaglio la decisione sull’obbligatorietà o la volontarietà della misura. Per compensare il caro prezzi per i consumatori arriverà il tetto ai ricavi delle compagnie che producono energia elettrica a basso costo da fonti come le rinnovabili.

L’inflazione monstre ha portato invece all’aumento dei tassi di interesse: la Banca Centrale Europea ha annunciato il più grande aumento da quando esistono l’euro e la BCE stessa. Di 75 punti base, in termini pratici dello 0,75 percento. A luglio scorso l’aumento era stato di 50 punti, dopo 11 anni che erano fermi a zero. La Presidente Christine Lagarde ha anticipato che altri rialzi dovrebbero essere nei prossimi mesi. Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente del Consiglio Mario Draghi e del ministro dell’Economia Daniele Franco, ha intanto approvato la relazione che aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica sulla base di maggiori entrate pari a 6,2 miliardi di euro.

Le risorse saranno la componente principale del nuovo Decreto Aiuti per contrastare il caro energia. Questa la base, di extragettito, soprattutto da iva, l’obiettivo è di stanziare almeno il doppio. Il premier ha voluto che siano la Camera e poi il Senato ad approvare la relazione del Mef che stanzia le risorse affinché i partiti ne possano discutere prima della conversione in legge da parte di un altro consiglio dei ministri. Il secondo Decreto è stato però bloccato in Senato per le discussioni dei partiti sul Superbonus e per gli impegni della campagna elettorale.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.