La spedizione punitiva a Genova
Scambiato per un pedofilo e massacrato di botte, muore dopo oltre un mese: 19enne arrestato per la “giustizia fai da te”

Volevano farsi giustizia da soli, in quella che il pubblico ministero di Genova Paola Calleri considera una vera e propria spedizione punitiva. Per questo i carabinieri di Molassana, quartiere genovese della val Bisagno, insieme al nucleo operativo della compagnia di San Martino, hanno arrestato un giovane di 19 anni, B.D (finito ai domiciliari) e hanno indagato a piede libero un minorenne di 17 anni, C.A.
I due devono rispondere di omicidio preterintenzionale per aver pestato a morte il programmatore informatico genovese Sergio Faveto, morto al policlinico San Martino del capoluogo ligure il 15 settembre scorso.
I due indagati, secondo quanto ricostruito, avevano scambiato Faveto per un pedofilo e per questo volevano dargli una lezione. Un massacro pagato carissimo dal programmatore, con problemi di salute, che è morto settimane dopo l’aggressione.
Quanto ai fatti, bisogna tornare alla sera del 3 agosto dello scorso anno. È lo steso Faveto a chiamare il 112 denunciando di esser stato picchiato in piazza Unità d’Italia a Molassana: ai carabinieri intervenuti sul posto racconta di esser stato colpito con dei pugni al petto da una o due persone, ma non si lascia medicare.
Per gli investigatori, scrive oggi Repubblica, si era trattato di un “atto di estrema violenza che sembrerebbe essere scaturita semplicemente da voci riguardanti la presunta pedofilia della vittima, risultate peraltro infondate all’esito degli accertamenti effettuati dagli inquirenti sul suo conto della vittima”.
Da quel momento inizia la tribolata vicenda sanitaria del programmatore informatico, da anni libero professionista dopo esperienze in alcuni colossi del settore. Il 14 agosto Faveto, cardiopatico, si presenta una prima volta in ospedale per dolori al torace. Viene ricoverato per un paio di giorni per alcune costole rotte e una vertebra incrinata e quindi rimandato a casa. Torna quindi il 22 agosto al San Martino dove gli diagnosticano una embolia polmonare: vien operato ma le sue condizioni peggiorano, fino al decesso del 15 settembre scorso.
I due giovani indagati devono rispondere ora di omicidio preterintenzionale con le aggravanti dei futili motivi dell’aver commesso il fatto con più persone riunite. L’inchiesta infatti continua perché gli inquirenti vogliono capire l’eventuale presenza di altri complici: non a caso i carabinieri parlano di “atteggiamento estremamente omertoso di alcuni amici” dei due indagati.
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