La psicosi della serie tv “Squid Game“, prodotta da Netflix, preoccupa molti genitori. Il successo sudcoreano è sotto accusa perché racconta dell’avventura di alcuni giocatori che vengono uccisi se perdono mentre partecipano a giochi per bambini. Il problema, infatti, sta negli atti di emulazione: molti minorenni possono ricorrere alla violenza come forma di gioco.

Le denunce a Roma

Squid Game è arrivato fuori e dentro le scuole di Roma. All’esterno della scuola elementare dell’istituto Santa Dorotea, in via Matera, nel quartiere Appio, sono iniziati a circolare bigliettini riportanti un cerchio, un triangolo e un quadrato, proprio come i simboli della serie più vista di sempre. Sul retro, la domanda “vuoi cambiare vita?” accompagnata da un numero telefonico. Sembra che il numero rimandi a un’agenzia immobiliare che sta reclutando personale.

I biglietti sono ovunque: nelle cassette della posta esterne ai palazzi, sulle panchine e per terra. Per i carabinieri, che hanno ricevuto segnalazioni di episodi di violenza tra minori, questi volantini sono riconducibili ad “attività di sensibilizzazione”. Ma l’attività di pubblicità non ha alcuna associazione con i comportamenti violenti.

Al di là della trovata di marketing, i genitori sono preoccupati per il rischio di emulazione della violenza. Proprio nelle aule della scuola in via Matera, diversi ragazzini hanno imitato i giochi della serie, come quello del calamaro, da cui il successo sudcoreano prende il nome. L’allarme è stato lanciato alle famiglia da suor Alberta, a capo dell’istituto dal 2002. “Questa mattina dei bambini di quarta stavano ‘giocando’ tra loro“, ha scritto la suora raccontando di aver visto i piccoli studenti prendersi a calci e pugni e pestarsi tra loro. E poi ha spiegato: “Mi sono informata, mi hanno parlato di una serie tv, anche perché i ragazzini mi hanno detto che stavano facendo il gioco del calamaro“. Suor Alberta ha poi consigliato ai genitori: “State attenti a lasciare mezzi tecnologici in mano ai vostri figli“.

La petizione

Segnalazioni di abusi e violenze anche in una scuola media di Torino. La madre di uno studente, informata dal figlio dei giochi replicati dalla serie, si è messa in contatto con la Fondazione Carolina, l’associazione impegnata contro il cyberbullismo e i rischi che i ragazzi corrono per i messaggi “sbagliati” ricevuti da tv e internet.

In aula, secondo quanto raccontato dal ragazzo, gli studenti si prendono a schiaffi se non riescono a capovolgere astucci e righelli: lo scopo era quello di rivivere una scena della serie, nella quale un uomo vince dei soldi se è in grado di girare un cartoncino a terra colpendolo con un altro. Nel caso non riuscisse, invece, prende uno schiaffo.

A causa delle numerose segnalazioni di episodi di violenza e bullismo legati a “Squid Game”, la Fondazione Carolina ha lanciato una petizione indirizzata all’AgCom e al Garante dell’infanzia e dell’adolescenza per bloccare la trasmissione della serie sudcoreana. “Qualcuno storcerà il naso, ma oramai sembra l’unico strumento possibile a difesa del principio di incolumità dei minori“, ha scritto la Fondazione che prende il nome di Carolina Picchio, la quattordicenne morta suicida a Novara.