Il futuro dei nostri giovani
Scuola, per un’istruzione libera e autonoma necessari 500 milioni nella legge bilancio

Il capitolo scuola, in Italia, per ragioni storiche che non possiamo analizzare nel breve spazio di un articolo, è sempre associato all’idea della burocrazia con la sua macchina elefantiaca, al fenomeno del precariato storico, alle falle che assorbono i denari ottenuti con le tasse dei contribuenti. Il Covid, tanto paradossalmente quanto drammaticamente, ha fatto emergere agli occhi dell’opinione pubblica l’assoluta necessità di una scuola di qualità. E così l’opera iniziata, prima del covid, dai ministri Giannini e Fedeli è stata continuata poi, dopo la pandemia, dai ministri Bianchi e Valditara: si sono così presi in mano problemi atavici, quali il precariato, i concorsi, i diplomifici e, accanto a questi, i due temi, intimamente correlati, dell’autonomia delle scuole e della libertà di scelta educativa delle famiglie. La scuola pubblica statale, infatti, è libera ma non è autonoma, la scuola pubblica paritaria, per converso, è autonoma ma non è libera, nel senso che non è liberamente, leggasi: a costo zero, scelta dai genitori che, come sappiamo, se scelgono la scuola paritaria, devono pagare una retta. Questo tema rappresenta una reale ingiustizia per genitori, studenti e docenti ed è ovvio che, in tempi di legge di bilancio, si torni a chiedere una soluzione che, se non sarà definitiva, almeno agevoli le famiglie italiane nella scelta.
Va detto, per onestà intellettuale, che attualmente la legge di bilancio prevede lo stanziamento di 110 milioni per la disabilità e di 50 milioni da destinare alla scuola dell’infanzia paritaria. È innegabile che si tratti di stanziamenti importanti che segnano un passo in più rispetto al passato ma non sono, purtroppo, ancora sufficienti. Occorre, nella maniera più assoluta, un’ulteriore azione di supporto per far sì che le scuole paritarie che già vivono grandi difficoltà economiche (il bilancio, sempre lì si ritorna, va fatto quadrare) non gettino la spugna e chiudano definitivamente i battenti, con gravissimo nocumento per la civitas. Infatti, tralasciando ogni riflessione sul danno culturale, sociale e storico provocato dalla chiusura della scuola paritaria, e guardando esclusivamente all’aspetto economico, senza questo ulteriore intervento (pienamente legittimo in quanto destinato a sostenere un servizio pubblico), lo Stato italiano dovrà prevedere lo stanziamento di 5,6 miliardi di euro per assorbire nella scuola statale gli 800 mila studenti delle scuole paritarie che, nel frattempo, avranno chiuso.
Ecco perché è necessario l’inserimento in legge di bilancio di 500 milioni, a tutto vantaggio del futuro dei nostri giovani, un futuro che passa, giocoforza, dalla loro formazione in una scuola libera e autonoma. Sotto lo sguardo garante dello Stato.
Va ricordato, infatti, che il ruolo che compete allo Stato è quello di garante di un servizio, non di gestore pressoché unico di esso. Lo Stato garante e controllore di se stesso, su tutti i fronti, è assai pericoloso, perché è il principio ispiratore dello stato totalitario: sul fronte educativo, il rischio è ancora più grave, in virtù del fatto che esso realizza il monopolio educativo che, guarda caso, è tipico delle dittature.
Ecco, dunque, il motivo per il quale invitiamo il Governo, con la maggioranza che lo sostiene, unitamente alle forze dell’opposizione, a trovare sinergie responsabili su temi che riguardano la vita delle persone, i loro diritti e la reale facoltà di esercitarli. Quello all’istruzione libera e autonoma deve stare a cuore a tutti, per le importanti ricadute, positive o negative, che il riconoscimento o il mancato riconoscimento può comportare, in tutti gli ambiti: culturale, economico, sociale.
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