"Devo vivere con 500 euro al mese"
Solitudine e coronavirus. Liliana, 83 anni: “Piango tutto il giorno, nel mio condominio nessuno mi aiuta”
“Ogni notte, quando vado a letto, prego Dio di non farmi risvegliare. La mia vita è un inferno. Ho 83 anni, vivo sola in tre stanze, mio marito è ricoverato in una Rsa, è cieco, sordo, ha l’Alzheimer, non mi riconosce. Non abbiamo figli perché non li abbiamo potuti avere. Non ho nipoti. Vivo in un condominio dove nessuno mi considera, potrei morire e nessuno se ne accorgerebbe”.
Tolgono il fiato le parole di Liliana, raccolte dal blog Storie di Firenze, che raccontano della solitudine di chi, anziano e solo, deve fare i conti con le conseguenze del coronavirus.
“Passo tutto il giorno a piangere, le lacrime mi hanno deformato gli occhi e non riesco più a leggere neppure un libro. Impiego il tempo guardando film e telegiornali, cerco soprattutto belle notizie ma ce ne sono poche. A pranzo mangio un panino, la sera una minestra. Non pulisco neppure la casa perché ho male alla schiena. Per fare il letto mi metto in ginocchio, altrimenti non ci riesco. Esco solo per andare a fare la spesa perché i dottori mi dicono che devo sgranchire le gambe, ma potrei cadere, è già successo. Poi torno a casa e mi rimetto sul divano”.
Il marito di Liliana è in una casa di cura e le spese per il mantenimento portano via quasi tutte le entrate familiari: “La retta per il ricovero di mio marito costa 1.780 euro, la sua pensione è di 2.300. Devo vivere con 500 euro al mese e non è facile. Devo fare tutto da sola, nessuno mi aiuta. Soltanto l’Auser mi tiene compagnia con una volontaria che mi telefona tutte le settimane, ma non può portarmi fuori perché rischierei di contagiarmi. Con lei piango al telefono”.
Il suo unico desiderio è poter salutare un’ultima volta suo marito Riccardo e trovare un po’ di compagnia per sfuggire dalla solitudine.
“Il ricordo più bello della mia vita è il giorno del matrimonio, 57 anni fa, a Venezia, mio marito Riccardo era bellissimo. Adesso ho soltanto due sogni: andare a trovare mio marito nella struttura in cui vive per dargli l’ultimo saluto, ma non mi fanno andare per colpa del coronavirus. E poi fare due passi, trovare qualcuno che possa accompagnarmi e tenermi compagnia, scambiando qualche parola. E poi basta, poi morire, perché questa non è vita”.
Sui social le parole della signora Liliana commuovono in tanti che si fanno avanti per offrire sostegno alla donna. “Potete farmi avere in privato il telefono di questa signora? – si legge in un commento – Non ho più i miei genitori e vorrei fare qualcosa per lei!”.
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