La comunicazione della stessa pescheria
Sospetta infezione da Anisakis in un ristorante di Napoli: “Se avete questi sintomi andate da un medico”

Una sospetta infezione da Anisakis è stata registrata in un ristorante-pescheria di Napoli. Ad annunciarlo è la stessa attività in un post sui social dopo che nella mattinata di venerdì 17 gennaio c’è stata una ispezione da parte dei carabinieri del Nas e del personale dell’Asl.
“A seguito del verificarsi di un caso di sospetta infezione da Anisakis (parassita delle vie gastrointestinali) si consigliano quanti abbiano consumato salmone marinato presso il ristorante “Golden Fish”, sito in via dell’Epomeo, 322, 80126 Napoli, nei giorni 13, 14, 15 e 16 gennaio 2025 e abbiano manifestato o sviluppino nausea, vomito, dolore addominale, diarrea, sangue o muco nelle feci o febbre lieve, di rivolgersi al proprio MMG (Medico di Medicina Generale) o, in alternativa, alla Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) o al Pronto Soccorso specificando che trattasi di “cliente ristorante Golden Fish”.
Il ristorante riporta i numeri per contattare il Servizio Epidemiologia ASL Napoli 1 Centro: 3386140714 (nei giorni Sabato, Domenica, festivi e dopo le 20.00. 0812547318-0812547489-0812549004 negli altri giorni.
Infezione da Anisakis, cos’è
L’anisakidosi o anisakiasi è un’infezione parassitaria del tratto gastrointestinale causata dall’ingestione di prodotti ittici crudi o non sufficientemente cotti contenenti le larve di Anisakis simplex. Questi nematodi, visibili a occhio nudo, misurano da 1 a 3 cm, vanno dal colore bianco al rosato, sono sottili e tendono a presentarsi arrotolati su loro stessi.
Molti prodotti ittici possono essere interessati dall’infestazione da anisakis. Quelli più a rischio sono pesce sciabola, ricciola, lampuga, pesce spada, tonno, sardina, aringa, acciuga, nasello, merluzzo, rana pescatrice, sgombro e salmone. In alcuni casi l’infezione si risolve con il solo trattamento sintomatico. In qualche caso l’infezione può portare a un’ostruzione dell’intestino tenue, che potrebbe richiedere l’intervento chirurgico, benché siano riportati casi di successo di un trattamento con solo albendazolo, senza chirurgia.
© Riproduzione riservata