Elly Schlein ieri ha accusato Francesco Lollobrigida, uomo forte del governo, di “suprematismo”. Lollobrigida, che rappresenta in quanto ministro il nostro Paese, ha detto che vuole combattere la “sostituzione etnica” degli italiani da parte degli immigrati. Si tratta di una frase ispirata da una teoria che coincide perfettamente con le varie teorie sulla razza che negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso portarono l’Europa sull’orlo del disastro della civiltà. Con il potere di Hitler e Mussolini.

Lollobrigida ha trovato sostegno da parte della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha detto solennemente che il problema dell’Italia non è quello di fare lavorare gli immigrati ma le donne italiane. Il solco è quello. Siamo più o meno al manifesto della razza, che fu pubblicato in Italia nell’agosto del 1938, firmato da una decina di professori fascisti, fatto proprio dal regime, e approvato anche da grandi intellettuali non fascisti, come Ardengo Soffici, Giovanni Papini, Mario Missiroli, Agostino Gemelli, Luigi Chiarini e anche Amintore Fanfani (giovane: ma non proprio ragazzino).

Il manifesto della razza ha prodotto il mese successivo le leggi sulla razza, annunciate da Mussolini con un discorso a Trieste il 18 settembre del 1938. Da quel momento iniziò la persecuzione di quelle che erano state definite razze inferiori, in particolare degli ebrei e anche dei rom e dei sinti, chiamati zingari. Sapete tutti come andarono poi le cose. Se non lo sapete, le ha ricordate ieri Mattarella in visita al campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia. Ha detto il presidente: “I fascisti consegnarono i propri cittadini ai carnefici nazisti”.

La distanza tra l’urlo di Mattarella e il ritorno alle vecchie teorie razziste da parte del partito che guida il governo è davvero impressionante. È un abisso. Riusciranno gli alleati di FdI, e cioè la Lega, Forza Italia, il partito di Lupi, a ribellarsi e costringere Meloni-Lollobrigida a una ritirata? O dobbiamo prendere atto che viviamo, come i nostri padri, madri, nonne e nonni in un paese razzista?

Avatar photo

Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.