Se il Parlamento è pigro, la Corte è invece “solerte” nell’ascolto e nella tutela dei diritti soprattutto dei minori e i beni primari come l’ambiente che è “entità organica di valore costituzionale primario”. E se il Parlamento non fa, la Corte continua a parlare e a pungolare in difesa dei diritti. Il giorno della Relazione Annuale, su al quinto piano del palazzo della Consulta, è un appuntamento che corre il rischio di essere un rito stanco. La Corte è organismo di massima garanzia, non può certo scendere a battibecchi “politici”, deve mantenere profilo austero e terzo.

Poi ci sono alcune eccezioni. E se Giuliano Amato nell’arco della Presidenza è stato un indispensabile punto di riferimento, non è da meno Silvana Sciarra, la giuslavorista che ne ha raccolto il testimone alla presidenza della Corte. Piccola, minuta, sempre sorridente ieri mattina ha rimesso in fila priorità e parole chiave della nostra incerta e stressata democrazia così come vengono fuori dalle sentenze dell’ultimo anno. A rileggerle, così in fila, sembrano tanti piccoli rimproveri che la Corte ha voluto “dare” al legislatore. La famiglia, i minori e la solidarietà ad esempio. I “diritti dei minorianche di coppie omogenitorialisono un punto fermo per la Corte Costituzionale”. Più sentenze nell’ultimo anno – il diritto al cognome della madre, alla previdenza, i rapporti civili con i parenti di chi adotta – “hanno lanciato un messaggio di attenzione per i diritti del minore e la cura dei figli nati”.

Massima attenzione anche ai diritti dei migranti rispetto ai quali “il legislatore si deve muovere consapevole di norme internazionali che valgono per tutti e vincolano anche altri Stati”. In sala, in prima fila, siedono le massime autorità istituzionali e giudiziarie, i presidenti delle Corti e il Csm, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e accanto a lui il presidente del Senato Ignazio La Russa che, sorvegliato speciale all’invocazione di certi diritti, non ha mosso neppure un sopracciglio. Persino quando la presidente Sciarra ha ricordato una sentenza con cui la Corte ha ridotto l’entità della pena per chi aiuta altri, al di fuori di canali criminali, ad entrare illegalmente in Italia. Sciarra ha introdotto il concetto di “dosimetro sanzionatorio” ” in tema di proporzionalità delle pene rispetto alla gravità oggettiva e soggettiva del reato”. Un concetto che non deve piacere alla destra “stellette e distintivo”.

Altre parole chiave che tracciano il filo rosso del racconto dell’attività della Corte lavoro, previdenza e impresa. “Non può essere sindacato il merito delle scelte organizzative del datore di lavoro ma il licenziamento deve sempre avere una giustificazione e deve sempre essere l’ultima ratio”. Spesso invece non è così. Il tema del lavoro ha stuzzicato l’indole della giuslavorista Sciarra che ha denunciato “il problema molto serio e non soltanto italiano dei salari troppo bassi”. “Non sta certo a me dire quale sia la soluzione, dico però che quello dei salari bassi è un problema che la stessa Commissione europea aveva segnalato come possibile misura di crescita”. Occhio poi al rischio che anche i professionisti siano “a rischio povertà perché c’è un sovraccarico delle professioni”.

C’è la parola chiave “dignità”. Dell’individuo, tutti, nessuno escluso, anche se carcerato. “Ho in mente tante decisioni- ha detto Sciarra – in cui intervenendo sulle modalità di esecuzione della pena si dimostra che non si indebolisce la lotta alla criminalità organizzata. La parola dignità non va mai dimenticata in questi contesti”. A cominciare dall’ergastolo ostativo. Parole chiave che diventano buffetti e a volte suonano come rimproveri. Perché la Corte parla con le sue sentenze ma il Parlamento non dà loro seguito.

“Sarebbe interessante capire come il Parlamento ordina i nostri moniti, se ci sono uffici adeguatamente pronti a risolvere i quesiti che noi poniamo. Forse dovremmo sollecitare il Parlamento a dirci perchè si attende così a lungo”. Su tutte le questioni che riguardano la sfera dei diritti. La prossima settimana la Corte di giustizia europea si esprimerà sulle concessioni balneari in Italia ancora ferme al palo. “Quel giudizio sarà vincolante per il nostro ordinamento” ha avvisato la presidente. In quel caso, se il Parlamento aspetterà ancora, pagheremo sanzioni salatissime.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.