Il pomposo decreto: il Pd all'attacco
Stato di emergenza sui migranti, perché il dl è abuso di potere
Sei mesi di Stato di emergenza sui migranti per soli cinque milioni di risorse assegnate. Già in questa contraddizione appare debole la misura urgente con cui il governo Meloni affronta la questione degli sbarchi. Sarà il prefetto Valerio Valenti, braccio destro del ministro Piantedosi e capo del Dipartimento delle Libertà civili all’Interno, a fare il Commissario straordinario per l’emergenza. Un decreto stabilito tecnicamente prima con un vertice al Viminale, poi con una telefonata con il ministro del Mare, Nello Musumeci. Infine a Palazzo Chigi dove è stato quest’ultimo, formalmente, a far approvare lo Stato di emergenza nazionale.
Sull’immigrazione, in mancanza di idee chiare, si preferisce suonare la sirena dell’allarme e ricorrere all’eterna scorciatoia della somma urgenza. Sospinta a furor di numeri: dall’inizio dell’anno sono arrivati in Italia 31.292 migranti, quattro volte e mezzo in più rispetto agli arrivi dello stesso periodo del 2021 (7.928). Numeri che si sono andati amplificando nell’ultimo periodo: dal 7 aprile a oggi sono stati registrati 3.002 arrivi di cui 1.389 nella sola giornata di Pasqua. E i minori non accompagnati arrivati sulle nostre coste sono, ad oggi, 3.038. I dati del Viminale sugli sbarchi tamburellano sui banchi dei ministri, fino a rimbombare. I natanti in movimento nel Mediterraneo sono la flotta di umanità in fuga che si fatica a controllare, indirizzare, gestire. E così è nato il decreto che assegna, nel Paese delle eterne emergenze, una nuova etichetta a quella dei migranti. Ne hanno parlato prima i sottosegretari all’Interno Emanuele Prisco e Nicola Molteni, insieme ad alcuni esponenti di maggioranza e tecnici del Viminale, trovandosi con il ministro Matteo Piantedosi per un primo esame di quel decreto che il titolare degli Interni palleggerà con quello del Mare prima di farlo incardinare al Consiglio dei ministri.
Un’ora di discussione che non ha visto del tutto allineata la maggioranza: la Lega, e Matteo Salvini, hanno provato a rimettere in piedi l’impianto dei decreti sicurezza del governo Conte. Fratelli d’Italia e Forza Italia vanno con i piedi di piombo. Alla fine dalla sala stampa di Palazzo Chigi filtra una scarna velina: «La dichiarazione dello stato di emergenza consentirà di assicurare risposte più efficaci e tempestive sul piano della gestione dei migranti e della loro sistemazione sul territorio nazionale». La riprende il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto (FI), che enfatizza la mano libera che i poteri speciali assegnano a Viminale e Regioni: «Lo stato di emergenza consentirà a tutte le strutture dello Stato di velocizzare l’iter di alcune procedure necessarie per avere a disposizione gli strumenti indispensabili a garantire sempre e in modo strutturale la prima accoglienza per i migranti che arrivano nel nostro Paese».
Il decreto sembra così destinato ad assorbire alcune delle competenze che erano state evase nel decreto Cutro e che la Lega ha provato a modificare in corsa. «Nel decreto Cutro già si mette mano alla protezione speciale, che era quella che una volta era la protezione umanitaria. Quindi già nel testo uscito dal Consiglio dei ministri abbiamo una limitazione di questo tipo. Quello che noi abbiamo fatto nei nostri emendamenti è cercare di riportare in vigore le norme del decreto Salvini, quindi il decreto di sicurezza, definendo in maniera chiara e rigida quali sono i casi a cui dare la protezione speciale», fanno sapere dal Carroccio. Le opposizioni si preparano a dare battaglia. Per il Partito democratico parla un esperto del tema come lo storico delle migrazioni Toni Ricciardi, deputato dem: «Sulle migrazioni il governo continua a parlare di emergenza quando si tratta di un fenomeno strutturale. Ma se la ritengono un’emergenza come possono credere che bastino 5 milioni? La verità è che tra propaganda e realtà c’è un abisso e il governo non sa davvero cosa fare», contesta con un tweet il parlamentare Pd.
Ed è ancora più tonante la voce di Peppe De Cristofaro, Alleanza Verdi-Sinistra: «Mentre in mare si continua a morire, il governo Meloni pensa di risolvere l’immigrazione e bloccare gli sbarchi sulle nostre coste con la dichiarazione di Stato di emergenza nazionale. Non contenti delle norme contenute nel decreto legge attualmente in discussione in Senato, varato dopo la terribile strage avvenuta sulle coste calabresi, ora il governo pensa a un nuovo decreto o, peggio, a far rivivere le norme dei decreti sicurezza firmati da Salvini. La destra pensa solo a politiche emergenziali e non strutturali, guarda il fenomeno sempre dal lato sbagliato, quello della sicurezza. Canali umanitari e canali legali di ingresso, aumento delle quote del decreto flussi, cancellazione della legge Bossi-Fini, riforma del diritto di asilo ma, soprattutto, una missione europea di salvataggio e soccorso in mare dovrebbero essere le parole d’ordine per affrontare un fenomeno che continuiamo a chiamare emergenziale».
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