Per dare risposte tempestive il governo reagisce all’aumento dei flussi migratori con lo Stato d’emergenza. Che durerà sei mesi e che prevede l’avvio di prime misure urgenti e uno stanziamento di cinque milioni di euro previsti dal Fondo per le emergenze nazionali. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri. Non sono bastati né il decreto Ong né il decreto Cutro. Il governo continua a invocare il sostegno dell’Unione Europea. È ancora tutto da chiarire in cosa consisterà lo Stato di emergenza dichiarato dal governo.

L’esecutivo guidato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha deliberato lo Stato di Emergenza a partire dalla proposta del ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare Nello Musumeci. Lo Stato di emergenza è stato disposto a seguito dell’eccezionale incremento dei flussi sulla rotta del mar Mediterraneo. “Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ben consapevoli della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300 per cento. Sia chiaro, non si risolve il problema, la cui soluzione è legata solo ad un intervento consapevole e responsabile dell’Unione Europea”.

Lo Stato di emergenza è un provvedimento che permette di stanziare fondi ad hoc e di attribuire poteri straordinari al governo quando si presenta un problema particolare come una calamità naturale o un evento straordinario. Il decreto dovrà stabilire il perimetro entro il quale potranno essere emanate ordinanze in deroga alle norme in vigore. Dal 2013 a oggi lo Stato d’emergenza è stato dichiarato 128 volte, quasi sempre per eventi di natura meteorologica. Quella più eclatante fu quella scaturito dalla pandemia da covid-19, che limitò anche la libertà personale dei cittadini in base all’articolo 16 della Costituzione che scatta in caso di emergenze sanitarie.

All’Ansa fonti del governo hanno riferito che con lo Stato d’emergenza si potranno assicurare risposte più efficaci e tempestive. E realizzare procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard e che si potranno aumentare e rafforzare le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (Cpr), potenziando le attività di identificazione ed espulsione. Alle attività saranno coinvolte maggiormente anche Protezione Civile e Croce Rossa Italiana.

Lo scorso dicembre il governo aveva approvato il decreto legge che stringeva le maglie dei soccorsi in mare da parte delle navi ong tramite un codice di condotta, l’assegnazione di porti di sbarco anche molto lontani al punto dell’intervento, lo stop ai cosiddetti “soccorsi plurimi” salvo diversa autorizzazione. Il cosiddetto decreto Cutro era invece seguito alla strage che si è consumata al largo della Calabria a fine febbraio e ha introdotto pene più dure per i cosiddetti “scafisti” ma poche o nulle novità sull’apertura di canali regolari di immigrazione.

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