Salvini si lamenta. Una volta accusava tutti i ministri dell’Interno non leghisti di avere lasciato aumentare il numero degli sbarchi di profughi in Italia. Ora che il ministro è della Lega, e lui è vicepremier, accusa i profughi di sbarcare in sovrannumero. E dice: visto che la colpa non può essere della Lega, allora è della malavita. Il dubbio che i profughi vengano qui in Europa per sfuggire alla guerra e alla fame, ancora non lo sfiora. Bisogna essere pazienti con lui: dare tempo al tempo.

Le autorità italiane, invece, di fronte all’enorme aumento degli sbarchi, e quindi dei naufragi (che ovviamente sono proporzionali) si adoperano paradossalmente per indebolire la rete dei soccorsi. Dopo il disastro che hanno combinato a Cutro ora si scagliano contro le Ong e tentano di impedire loro di dare una mano nei salvataggi. Lo fanno con la guardia costiera che senza uno straccio di prova accusa le Ong di ostacolare i soccorsi, e poi lo fanno bloccando in porto le navi delle Ong e impedendogli di operare e di salvare.

L’ultimo caso, clamoroso, è quello della nave Louise Michel, armata e finanziata da Banksy (artista anonimo e celebre in tutto il mondo), posta in fermo amministrativo perché colpevole del nuovo reato realizzato dal decreto Piantedosi: eccesso di soccorso.

L’equipaggio della Michel è accusata di avere realizzato più di un salvataggio, azione proibita dal decreto Piantedosi, varato dal governo e poi dal Parlamento in violazione aperta della legge del mare e del diritto internazionale (forse anche del nostro codice penale che impone a chiunque di soccorrere chi sta rischiando la vita). Mentre tutto questo succede qui da noi, in questo folle e paradossale dibattito politico di tipo marziano, l’Onu si muove per spiegarci che in Libia si commettono crimini orrendi contro i migranti, e che l’Europa (e l’Italia) sostenendo e finanziando la Libia sostengono e finanziano i crimini e dunque ne sono complici. Diciamo che in questo caso è l’Onu a condannare la malavita internazionale e indica il governo come corresponsabile.

I ministri della nostra nazione, comunque – a quel che dicono le indiscrezioni – hanno confermato tutti di avere la coscienza a posto. Meno male.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.