Voi ve lo ricordate il capo della Lega, Matteo Salvini, che sbraitava e se la prendeva coi ministri dell’Interno che non riuscivano a limitare gli sbarchi? Gridava, diceva che erano inetti e chiedeva le dimissioni. Diceva che erano in corso centinaia di sbarchi e che per colpa della sinistra non si riusciva a fermarli. Voi ve la ricordate la Presidente del Consiglio che parlava di blocco navale e prometteva che se un giorno, hai visto mai, le fosse capitato di andare al governo, sapeva bene lei come fermare i profughi.

Poi è successo che Meloni è diventata premier e Salvini vicepremier. Hanno varato leggi scombiccherate, come quel famoso decreto anti-ong che blocca i volontari che prestano opera di soccorso nel Mediterraneo e salvano migliaia di vite. Hanno spiegato che in questo modo, mettendo fuorigioco le ong (accusate di essere complici degli scafisti) si sarebbe bloccata una cosa che loro chiamano “pull factor”, e cioè il presunto effetto attrazione dei migranti verso l’Italia, causato proprio dalle navi delle Ong. Hanno detto, Salvini e Meloni: se blocchiamo le ong blocchiamo il pull factor e i migranti non partono. Che sarebbe un po’ come immaginare che se si aboliscono le autoambulanze si azzerano gli incidenti stradali.

Così le Ong sono state bloccate davvero (o comunque è stata molto limitata la loro possibilità di intervento) e il risultato è stato solo un certo aumento dei morti, ma non certo la diminuzione degli sbarchi che sono invece aumentati di circa 10 volte. Ora gli esperti del governo dicono che stiano per aumentare ancora, forse di altre 10 volte. Effetto paradosso. Siamo sinceri: se fosse successa una cosa del genere alla ministra Lamorgese, Salvini e Meloni avrebbero gridato senza sosta, per giorni e giorni, e forse avrebbero ottenuto anche le dimissioni. Amica degli scafisti – avrebbero urlato – venduta, incapace, inadatta. Non è così? E invece ora si trovano loro nella bufera.

Naturalmente noi non rimproveriamo al governo di non essere riuscito a frenare gli sbarchi. Siamo contenti, anzi, che tante persone disperate, povere, in fuga dalle guerre, riescano a sbarcare nel nostro paese, e poi in gran parte a disperdersi nei vari paesi del Nord Europa. Siamo lieti per loro. Sfuggono all’inferno e intravvedono una speranza. Benissimo. È solo che lo stato di confusione nel quale si trova il governo fa un po’ sorridere. Non è questione di cattiva volontà; Loro lo sanno quel che vogliono. È che non conoscono il problema e non hanno personale all’altezza per affrontarlo. Sono un po’ dilettanti. Se davvero la questione fosse quella di frenare i profughi, l’unica cosa seria che potrebbero fare sarebbe quella di chiamare uno bravo in queste cose. Il migliore, sicuramente, è Marco Minniti, del Pd. Voi sapete quante volte abbiamo polemizzato con lui. Proprio per questa ragione: perché lui sapeva come bloccare i profughi mentre noi pensiamo che i profughi non vadano bloccati, anche per rispetto della nostra Costituzione e della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

E invece, preso dal panico e travolto dal terrore di Salvini, il governo cosa fa? Si dà i pieni poteri. Approva lo stato di emergenza, come se il paese fosse attaccato dalle truppe di Radetzky, o travolto da un terremoto, o fosse scoppiata la guerra civile. Pieni poteri, che vuol dire possibilità per il governo di contravvenire alle leggi ed alla Costituzione. Pieni poteri per fare cosa? Per affrontare l’arrivo di qualche migliaia di profughi. Pieni poteri per trovare il modo di respingerli e di cacciarli, cioè di violare leggi e buonsenso. L’ultima volta che fu dichiarato lo stato di emergenza è stato quando il Covid uccideva 2000 persone al giorno. Qui si tratta solo di poche migliaia di sbarchi.

E l’unico vero problema è quello di investire dei soldi per migliorare il sistema dei soccorsi (anche ritirando il folle decreto anti-soccorsi) e per migliorare il sistema di accoglienza, che da anni è stato lasciato allo sbando. Occorre qualche milione di auro e un po’ di sale in zucca. Invece palazzo Chigi grida all’invasione. Ora sarà certamente vero che questo governo non ha pulsioni fasciste. Però, di sicuro, ha una specie di riflesso condizionato che lo fa pendere sempre per una soluzione autoritaria. Più carcere, più manette, più potere a Palazzo Chigi.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.