Il Governo Meloni in pochi mesi di operato ha già tentato di mettere le mani sui diritti delle donne, delle persone lgbtqa+, delle persone migranti, delle famiglie arcobaleno, e in particolare delle figlie e dei figli di queste ultime, a volte riuscendoci e a volte no. Tuttavia è proprio questo affanno nel cercare di colpire quotidianamente le categorie maggiormente sprovviste di diritti e tutele che tradisce una certa incapacità di stare al passo con le responsabilità a cui si sarebbe chiamati. Per quale altra ragione, altrimenti, si correrebbe il rischio di esporre ulteriormente dei minorenni, già poco garantiti dal diritto di famiglia in Italia (ricordo che dalla legge sulle unioni civili venne stralciata la stepchild adoption), al rischio di vedersi negate le cure di un genitore che – a tutti gli effetti – è la mamma o il papà che li ha cresciuti?

I fronti che il Governo Meloni ha scelto di aprire per attaccare le famiglie arcobaleno sono molteplici. La notizia riguardante la circolare con la quale il Ministero dell’Interno ha intimato ai sindaci di bloccare la registrazione dei figli delle famiglie arcobaleno si tiene assieme con ciò che è avvenuto in Senato, nella commissione Politiche europee, dove è stata approvata dalla maggioranza di destra una risoluzione di Fratelli d’Italia contraria alla proposta di regolamento Ue sul riconoscimento dei figli anche da genitori dello stesso sesso. Vale la pena di ricordare che sia la scelta amministrativa (e politica) dei sindaci di trascrivere gli atti di nascita dei figli delle coppie omosessuali sia il certificato europeo di filiazione erano due palliativi perché l’unico provvedimento che potrebbe definitivamente risolvere la situazione di questi minori è una legge che il Parlamento continua a non voler approvare, nonostante i solleciti della Corte Costituzionale.

C’è però dell’altro. Meloni non ha considerato che se da una parte i suoi attacchi incessanti hanno effettivamente colpito nel segno, dall’altra hanno generato un’incredibile attivazione sociale, che si è stretta attorno alle famiglie arcobaleno creando un cordone di solidarietà e di condivisione. Le persone sono stanche di un governo che, in sofferenza a causa di una inadeguatezza manifesta sui temi economici e sulle sfide globali, non ha niente di meglio da fare che tormentare continuamente la comunità lgbtqia+. Da questa voglia di rivalsa e di protagonismo nasce l’esigenza dei Sentinelli di Milano, del CIG Arcigay Milano e di Famiglie Arcobaleno di scendere in piazza (Sabato 18, ore 15) per denunciare le azioni di Meloni i suoi ministri davanti alla Prefettura di Milano. È bastato annunciare questo presidio per essere sommersi di migliaia di messaggi di persone che non vedono l’ora di potersi mobilitare. Parteciperà anche la segretaria del Pd Elly Schlein. Questo attivismo non racconta semplicemente di una voglia di fare opposizione al governo, dice qualcosa di più.

Quando le persone si stringono in comunità, il cambiamento diventa possibile. È da questo stesso sentimento, ad esempio, che erano percorse le battaglie per l’ottenimento delle unioni civili. È da questo sentimento che eravamo animati quando siamo scesi al fianco delle femministe per protestare contro gli attacchi ai diritti delle donne. È con questo sentimento che abbiamo marciato al fianco delle persone trans nel Transgender Day of Remembrance. Ed è questo il sentimento che ci ha portati a chiedere giustizia e rispetto per le persone di origine straniera tanto nelle nostre città quanto nel mare dell’indifferenza di Stato. Con questo spirito, ancora una volta, sabato 18 marzo saremo in piazza per chiedere il riconoscimento pieno delle figlie e i figli di tutte le famiglie che vivono in questo Paese.