L’Onu è tornata a dare battaglia all’Italia, che ormai è la bestia nera nel campo dell’accoglienza. L’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha “implorato il governo italiano di abbandonare la sua nuova dura legge adottata all’inizio di quest’anno che limita le operazioni di ricerca e salvataggio dei civili”, e ha chiesto “di astenersi dal criminalizzare coloro che sono coinvolti nella fornitura di assistenza salvavita”.

Il commissario Volker Turk si è poi pronunciato sullo stato di emergenza-migranti dichiarato dall’Italia e ha sostenuto che “qualsiasi nuova politica deve essere in linea con gli obblighi dell’Italia in materia dei diritti umani, perché i diritti umani – come il diritto alla vita e il divieto di respingimento – non possono essere derogati nemmeno durante lo stato di emergenza”. Il commissario ha anche lodato la guardia Costiera italiana, per il suo impegno, ed esortato gli altri paesi europei ad essere solidali con l’Italia. Anche economicamente. Diciamo che Turk non ha manifestato nessun intento polemico. Ha affermato solo tre punti di principio: primo, il diritto alla vita; secondo, il divieto di respingimento; terzo, la necessità di cancellare le misure che ostacolano i soccorsi bloccando le Ong.

La politica del governo -diciamo – è del tutto bocciata. Non sulla base di valutazioni politiche ma della necessità di rispettare i principi fondamentali dei diritti umani. Se questi diritti vengono violati, l’Italia si pone fuori dal consesso delle nazioni civili. Il governo però sembra sordo. Non solo non intende cancellare la folle legge “spazzanaufraghi”, cioè quella che limita le possibilità di azione dei soccorsi prestati dalle Ong. Ma ieri ha fatto sapere, con la dichiarazione di uno dei capigruppo leghisti, che cancellerà le misure sulla protezione speciale dei profughi, cioè uno strumento chiave per garantire il diritto d’asilo. Un vero disastro. Che costerà molte vite umane.

Oltretutto proprio ieri il ministro Piantedosi ha commentato in modo un po’ comico la presa di posizione dei vescovi contro lo stato di emergenza. Ha detto: hanno ragione i vescovi: non c’è allarme migranti e lo stato di emergenza è solo un fatto tecnico. Pare proprio che sia così: un succedersi di fatti tecnici che, tutti insieme, servono a smantellare il nostro sistema di accoglienza. Lo scopo? Beh, di scopo ce n’è uno solo: recuperare più voti possibili nella fetta abbastanza larga di opinione pubblica reazionaria.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.