Pari e patta
Spagna, Sanchez alla prova dei numeri: il dialogo con gli indipendentisti catalani per evitare le elezioni a gennaio
Le cose si complicano per Pedro Sanchez, dopo la non-vittoria della settimana scorsa del rivale Alberto Feijóo, leader di quel Partito Popolare arrivato sì primo alle elezioni politiche, ma senza i numeri per poter governare.
È successo infatti che il conteggio dei voti degli spagnoli all’estero abbia riassegnato un deputato al Partito Popolare, con un sostanziale pari e patta tra la coalizione di sinistra e quella di destra: 171 sono infatti i deputati del Partito Socialista, della sinistra radicale di Sumar e dei partiti autonomisti di centro e di sinistra e 171 sono quelli del Partito Popolare, di Vox e degli autonomisti della Navarra.
Rimangono a far la differenza la deputata del partito autonomista e centrista di Coalition Canaria (membro del Partito Democratico Europeo, lo stesso di Italia Viva ed Azione) e i 7 deputati indipendentisti della Catalogna: basterebbe un voto favorevole al governo di uno dei due partiti (o una loro astensione, così dice la Costituzione spagnola) a riconfermare Sanchez alla Moncloa.
Le condizioni che gli indipendentisti catalani pongono sono assai complesse e riguardano le vicende del 2017 che videro il Presidente catalano Puidgemont dichiarare l’indipendenza dalla Spagna e il governo Rajoy destituirlo e farlo arrestare, arresto cui sfuggì grazie all’elezione come europarlamentare e all’immunità che ne conseguì. La posizione dei canarini non è meno semplice: inossidabili centristi, hanno annunciato ieri di voler sostenere qualunque governo dove non vi siano Vox e Sumar, rispettivamente troppo a destra e troppo a sinistra per le loro posizioni. La cosa più difficile è che i socialisti riottengano il seggio perso grazie ad un ricorso d’urgenza che hanno presentato domenica per richiedere il riconteggio delle schede nulle.
La cosa più probabile è invece che Sanchez riesca a trovare un accordo di governo su una piattaforma che ottenga l’astensione dei catalani, pacificando le spinte indipendentiste e ridisegnando l’autonomismo spagnolo per i prossimi venti anni, come su El Pais con una mossa astuta il leader del partito basco (che a Bruxelles aderisce al PDE e la cui europarlamentare siede nei banchi di Renew Europe) ha suggerito. Diversamente, le urne sono già pronte per essere riutilizzate a gennaio, ma nessuno – forse neppure Feijóo, che teme una fronda interna – vuole davvero questa ipotesi.
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