Vedremo come finirà la partita per la formazione del governo spagnolo dopo lo stallo messicano prodotto dalle urne a dispetto di sondaggi che ancora una volta sbagliano.

Intanto, il caso spagnolo conferma: se il centro del centrodestra sa interpretare sé stesso come si deve, scegliendo parole chiave chiare e moderne, e interpreti non impolverati o imbarazzanti per scarso carisma comunicativo e politico, alla destra resta poco, e si contrae.

Al contrario, essa si espande a colmare grossa parte del vuoto che eventualmente lascia un partito che non sappia interpretarsi come liberale e di massa, moderno, e che non sappia parlare alla gente, riconoscendone esigenze e istanze nuove, in un mondo -quello occidentale- che sceglie e sceglierà sempre più, anche complice la tecnologia, l’individualismo; un mondo che chiede più libertà economica, opportunità di benessere e non solo la difesa di quello esistente, e un rapporto di aiuto (e non ostativo) a uno Stato più leggero, meno costoso e invadente, capace di offrire servizi più efficienti.

Se ci pensate, al netto dei loro indubbi meriti, l’ascesa prima di Matteo Salvini, e di Giorgia Meloni poi, sono stati direttamente proporzionali alla debolezza crescente di Forza Italia e al suo rifiuto di rinnovarsi, adeguando ai tempi correnti e al relativo mercato elettorale la sua offerta di idee e uomini. Ma finché Silvio Berlusconi era Il Grande, alla sua destra andavano le briciole. Idem si poteva dire di Vox in relazione al Partito Popolare, la cui resurrezione, dopo il tonfo del 2019, è iniziata in pandemia. Con la Isabel Ayuso che a Madrid sceglie libertà e prudenza anziché sfiducia e dirigismo, come accaduto qui, anche per mano di un partito che si professava per le libertà, come avrebbe dovuto essere, ma non era, Forza Italia.

Chi scrive oggi, allora si sgolava: “Non cedete troppo terreno sulle libertà individuali, puntiamo su libertà economiche e concorrenza”. Ma niente. Approccio securitario, un po’ dirigista, mai mezza opposizione a lockdown e semi lockdown, toni pedagogici, insomma un atteggiamento che tradiva quel Dna antropologico e culturale per cui noi vediamo lo Stato come somma di libere individualità, e non come entità precedente (tantomeno soverchiante) ai cittadini.

Lì Giorgia Meloni è stata bravissima a interpretare e intercettare il sentimento diffuso di libertà, anche economiche, fino a issare in campagna elettorale la bandiera che dovrebbe essere nostra: “Creare uno Stato che non disturbi chi vuole fare le cose”. Perciò guardare alla Spagna significa chiedersi: come si possono raccogliere, in uno spirito eventualmente di sana concorrenza, i voti di chi un domani ravvedesse uno spread tra quanto promesso da Fratelli d’Italia e quanto concretamente messo a terra su immigrazione, tasse, giustizia e libertà varie? Io la risposta già penso di conoscerla, vediamo se ve la darò.