L’ondata nera di Vox, ovvero la rinascita del franchismo in Spagna, ha fatto flop. E il maggior partito ma non ha deputati per governare. Peraltro, non ha vinto nessuno e dunque o si rifaranno le elezioni o, cosa più probabile si troverà un compromesso in cui forse il partito dell’estrema destra nostalgica potrebbe avere la Golden share della scelta del primo ministro. Ma l’effetto nella piena inarrestabile non c’è stato.

Il primo ministro Pedro Sanchez e i suoi socialisti del Psoe sono andati vicini alla vittoria senza raggiungerla.

Il partito popolare prende 136 seggi, il Psoe 122 e a Vox non rimane altro che la schiuma dell’onda, appena 33, due di più del Sumar, gruppo progressista di belle speranze ma che adesso è al quarto posto benché avesse messo in campo una leader pasionaria come Yolanda Diaz che ha sfidato tutte le forze antifemministe a cominciare da Vox.

È inutile prendersela col pallottoliere: non c’è maggioranza certa e fallisce l’idea della coalizione di destra. Il flop di Vox ha ricadute buone sull’Italia perché fu l’anfiteatro di quel partito neofranchista a far da cassa di risonanza a una “crisis de nervios” di Giorgia Meloni quando – per eccesso di nervosismo e stanchezza, come confessò all’inviato del New York Times – si abbandonò al suo rap un po’ troppo urlato “io sono Giorgia, io sono madre, io sono italiana”. Un successo di Vox avrebbe riportato alla memoria quell’evento con tutte le sue ricadute e così non è stato.

La Spagna è una Las Vegas dell’azzardo per la formula che dia una maggioranza politica, per cui occorrono 176 seggi. Le destre unite ne mettano insieme 169 e con i piccoli partiti arrivicchiano a sfiorarla.
Le sinistre con esercizi di stretching arrivano a 172. Ma con i pedaggi incrociati la coalizione sarà più instabile della nitroglicerina e probabilmente si dovrà tornare a votare, come è già accaduto durante la pandemia del Covid. Ma il dato più atteso era quello di Vox, con i suoi possibili agguati. Il suo è stato il ruggito del topo e non quello del leone.

Avatar photo

Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.