“A Fra’, che te serve?”
Storia dell’intervista a Franco Evangelisti su Tangentopoli che gli costò la carriera
Fu così che quaranta anni fa, per una serie di casi fortuiti, calpestai la grossa merda in seguito chiamata Tangentopoli, il covo della malavita politica eroicamente espugnato dai cavalieri del Sacro Graal di “Clean hands”, ovvero Mani Pulite, operazione concepita negli Stati Uniti da un team di procuratori e investigatori fra cui il nostro Giovanni Falcone (che si occupava di Cosa Nostra) e l’attuale avvocato di Donald Trump, Rudolph Giuliani, allora procuratore che sarebbe diventato l’eroico sindaco dell’Undici settembre a New York. delle banconote. Poi il gruppo varcava i portoni vaticani per cambiare allo Ior, la banca gestita da monsignor Marcinkus che trasformava i dollari in lire, e tutti a casa.
Nel corso della surreale intervista con lo sprovveduto ministro della Marina Mercantile ci fu anche questo scambio di battute. Io dissi: «Ma come potete giustificare i soldi che prendete illegalmente, se già avete il finanziamento pubblico?». E quel grande mi rispose: «Me pari Alice ner Paese de le meravije: ma che sei scemo? Li pigliano i comunisti da Mosca? E allora noi li pijamo da quarche artra parte. Che ciài da ridì?». Non faceva una piega. Paolo Flores D’Arcais, futuro fondatore e direttore di Micromega, allora responsabile della sezione Cultura del Psi di Bettino Craxi, convocò immediatamente un convegno dal titolo “A Fra’, che te serve?” dove venne la crema della sinistra.
Davanti alle telecamere della Rai raccontai tutto lo stupefacente fatto, con corredo di imitazioni sicché tutti ridevano. Ma non c’era in realtà molto da ridere. Il giornalismo moralista si accanì sulla sfacciataggine del ministro (ingannato dal fattore umano) ma nessuno ebbe da ridire sul vero scandalo e nessuno se ne ricordò quando l’operazione Mani Pulite fu lanciata, e la cosiddetta Prima Repubblica cadde in un mare di macerie, ipocrisie e opportunismi.
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