Il governo ha confermato l’abolizione della prescrizione. Come voleva il partito dei Pm. Ha stabilito che il processo penale può durare un tempo eterno. Rispetto alla prima norma anti-prescrizione (quella del governo Lega-5 Stelle) contenuta nella legge “spazzacorrotti”, le novità sono due. La prima è che si introduce (bypassando la Costituzione) una distinzione tra condannato o assolto in primo grado. Il condannato è fregato, finisce nel tunnel dei processi senza fine. L’assolto conserva la prescrizione.

Questo avrà una conseguenza inevitabile: che le Corti d’appello manderanno avanti i processi agli assolti (cioè i ricorsi dei Pm) che altrimenti vanno in prescrizione, e lasceranno languire, magari per dieci anni, o venti, gli appelli dei condannati. I quali però, in uno strano gioco dell’oca, potranno recuperare la prescrizione se riusciranno a ottenere che l’appello si celebri prima della loro morte e riusciranno a essere assolti in appello (statisticamente è una situazione frequente: circa il 40 per cento dei condannati viene assolto in appello).

Solo che a quel punto – vecchi vecchi – la prescrizione gli servirà a poco. Il partito del giustizialismo, quello guidato da Travaglio e da Bonafede, e che ha alle spalle la forza prepotente del partito dei Pm, ha vinto una bella battaglia. Lunedì prossimo sarà il ven-
tottesimo anniversario dell’inizio della stagione di Mani Pulite. Qualcuno la ricorda? Qualcosa come 5000 politici finiti nella retata, centinaia e centinaia di arresti, delazioni ottenute col ricatto del carcere, suicidi, interi partiti rasi al suolo, la democrazia politica messa con le spalle al muro, i magistrati e i loro assistenti giornalisti con pieni poteri poi ci furono 4000 assoluzioni. È stato uno dei periodi più foschi della storia della Repubblica.

Beh, l’aria che si sente soffiare, oggi, è molto simile a quella. Il partito dei Pm ha un nemico giurato: la Costituzione. I principi dello stato di Diritto. L’attacco punta lì. E non si fermerà se qualcuno non scenderà per strada a fermarlo. Il compito spetterebbe al Pd, che è un partito che vanta qualche tradizione democratica. E che sta nel governo. Però, se non ci siamo sbagliati, ora è nascosto tra le fila dei 5 Stelle, e sembra passato al servizio dei magistrati. Si sveglierà? Avrà uno scatto di orgoglio? Sperare è sempre legittimo (per ora…).

P.s. La storia, lo sapete, si ripete. La prima volta è una tragedia, la seconda una farsa: speriamo che sia vero, che avesse ragione Marx.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.