Per individuare i due aggressori le forze dell’ordine sono partite dalla ricostruzione della ragazza, all’epoca dei fatti – risalenti al sei agosto scorso – 16enne. Aveva chiesto aiuto dopo la violenza sessuale chiamando il 118: “Venite a prendermi, sto malissimo”, raccontando di essere salita a bordo di una Peugeot per poi essere stata violentata in un prato e abbandonata sul ciglio della strada. Gli inquirenti hanno consultato le telecamere del paese, poco distante da Riccione dal quale la ragazza aveva chiesto soccorso alle 2 di notte, individuando la macchina, la targa, risalendo alla madre di uno dei due e successivamente al compagno. Il primo, 18enne, originario di Fano. Il secondo, 17enne, di Rimini. La verifica del DNA ha confermato il tutto.

L’accusa con cui sono stati arrestati ieri è quella di violenza sessuale di gruppo pluriaggravata su minorenne, e si tratterebbe – oltretutto – di un soggetto debole. La ragazza, come riferisce il legale Aldo Pancini al Corriere della Sera, è seguita da servizi sociali da un anno per un problema di dipendenze dai social. In particolare sui internet si sarebbe esposta caricando foto e video e rendendosi disponibile a prestazioni sessuali con tanto di listino prezzi. “È un’adolescente molto fragile con un passato non sereno” ammette il legale.

L’incontro e lo stupro

Il resoconto di quella sera della ragazza parte infatti da un appuntamento fissato proprio via chat, dove si era resa disponibile a incontrare i suoi ‘fan’, molti dei quali disposti a pagare per ricevere in cambio sue immagini private. C’è l’accordo per la somma da pagare per l’appuntamento, ma al momento la ragazza cambia idea. “Quando l’ho incontrati già non volevo più”, mette a verbale. Mentre si conoscevano uno dei due tira fuori una canna e la invita a salire in macchina con la promessa di fare solo un giro e poi di riportarla a casa. Vanno in un prato, fumano, e poi la violentano. Abbandonandola poi sul ciglio della strada, non prima di cancellare sul suo telefono i loro numeri e le loro chat.

Le intercettazioni

È Repubblica a ricostruire la vicenda, aggiungendo anche il contenuto delle intercettazioni dei giovani, condotte una volta avviata l’indagine. Le microspie catturano i loro dialoghi mentre concordano la versione da riferire agli inquirenti: “Ti volevo dire quello che ho raccontato io, perché se le versioni non combaciano non va bene. Ho detto che eravamo passati per fare un giro, che ci ha chiesto un passaggio e che stava già così (fumata, ndr), non ho detto che ha fumato con noi”. E ancora: “Fra’, non le ho detto che abbiamo scop… È la nostra parola contro la sua, è lei che dice cazz…, punto”. E infine: “Fra’, ma se lei è consenziente?”. “Non in due – risponde l’altro -, in caso dico che l’ho fatto io…”. I ragazzi avrebbero voluto far leva sul profilo della sedicenne, giudicata per il suo modo di vestire, di comportarsi e di esporsi sui social, ben sopra le righe: “Pubblica quelle foto… gli faccio vedere Telegram”. Il maggiorenne si trova ora nel carcere di Pesaro, mentre il minore è stato trasportato presso l’Istituto penale per minorenni di Bologna

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