L’Associazione Luca Coscioni aveva fatto sapere in mattinata che Mario, il 44enne primo italiano a ottenere il via libera al suicidio assistito in virtù della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato/Dj Fabo, aveva ricevuto sia il farmaco che lo strumento per la somministrazione. Poche ore dopo Mario è morto. E a darne notizia è stata la stessa Associazione: “Questa mattina ‘Mario’ ha scelto di morire. E di metterci la ‘faccia’ e il suo vero nome, Federico Carboni. Dopo 12 anni di tetraplegia a causa di un incidente, e oltre 2 anni di calvario burocratico e giudiziario, assistito da Filomena Gallo e dai legali attivisti dell’associazione Luca Coscioni, è il primo cittadino italiano ad accedere all’aiuto al suicidio (una forma di aiuto medico alla morte volontaria) avendo tutti i requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani. Sentenza che ha valore di legge, in assenza e in attesa di una legge del Parlamento”.

Poche ore prima sempre tramite l’Associazione Mario aveva ringraziato per il sostegno: “Grazie a tutti per avere coperto le spese del ‘mio’ aggeggio, che poi lascerò a disposizione dell’Associazione Luca Coscioni per chi ne avrà bisogno dopo di me. Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere”, il suo messaggio. La notizia era arrivata a soli due giorni dalla morte di Fabio Ridolfi: l’uomo che dopo il parere incompleto dell’Azienda sanitaria per accedere al suicidio assistito aveva scelto di ricorrere alla sedazione profonda. Poche ore dopo la conferma della sua morte. Un diritto negato. L’Associazione Coscioni ha convocato per oggi pomeriggio, alle 17:00, una conferenza stampa. Federico Carboni è morto nella sua abitazione dopo essersi auto somministrato il farmaco letale attraverso un macchinario apposito, costato circa 5.000 euro, interamente a suo carico, e per il quale l’Associazione Luca Coscioni aveva lanciato una raccolta fondi.

L’ultimo messaggio di Mario

“Qualche settimana fa – si legge nel post dell’Associazione Luca Coscioni – nel confermarci la sua scelta, ci ha scritto queste parole che ha voluto condividere con voi: “Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita. Sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così, e come ho sempre detto, destino o colpa mia non lo so, ma io sono allo stremo sia mentale sia fisico, però pensando a prima dell’incidente, dove ho fatto e avuto tutto dalla vita, anche dopo ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità. Posso dire che da quando a febbraio ho ricevuto l’ultimo parere positivo sul farmaco ci sto pensando più e più volte al giorno se sono sicuro di quanto andrò a fare, perché so che premendo quel bottone sarà un addormentarsi chiudendo gli occhi senza più ritorno, ma pensando ogni giorno, appena sveglio fino alla sera quando mi addormento, come vivo e passo le mie giornate e rimandare cosa mi cambierebbe, niente sarebbe solo rimandare dolori, sofferenze che non avrebbe senso, non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò”.

La storia di Mario

Federico Carboni aveva scelto di andare in Svizzera a morire ma poi aveva deciso di insistere in Italia. Dopo oltre un anno ha ricevuto il via libera del Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera della Regione Marche priva però delle modalità e del farmaco. Dopo altri mesi era arrivato il via libera sul tipo di farmaco: il tiopentone sodico. Dovrà azionare da solo il meccanismo per somministrarsi il farmaco letale, è la differenza cruciale tra eutanasia e suicidio assistito. Dovrà farlo con il mignolo della mano, che riesce ancora a muovere.

La settimana scorsa era emersa la notizia dei cinquemila euro che Mario avrebbe dovuto pagare per l’acquisto del farmaco e la strumentazione. Tutto a suo carico non essendoci in Italia una legge sul suicidio assistito. Una raccolta fondi lanciata dall’Associazione Luca Coscioni aveva raggiunto in pochissimo tempo l’obiettivo. Il ministro della Salute Roberto Speranza aveva commentato in un editoriale sul quotidiano La Stampa: “Una volta che la procedura di verifica del rigoroso rispetto di tutte le condizioni individuate dalla Consulta sia stata completata, le strutture del servizio sanitario nazionale non possono assumere atteggiamenti ostruzionistici, né è ipotizzabile che i costi siano a carico del paziente che si rivolge, come espressamente previsto dalla sentenza della Corte costituzionale, a strutture pubbliche. Anche su questo aspetto il governo, laddove ve ne sia bisogno, non farà mancare un tempestivo chiarimento e intervento”.

Il post dell’Associazione Luca Coscioni

L’Associazione Luca Coscioni comunica di essere entrata in possesso e aver consegnato a Mario l’apparecchiatura e il farmaco ordinati da “Mario”, la prima persona che può legalmente scegliere il suicidio medicalmente assistito in Italia. Proprio nei giorni scorsi l’associazione aveva promosso una raccolta fondi per aiutare il 44enne marchigiano nel reperimento della strumentazione, del costo di circa 5000 euro, raccolti grazie a una straordinaria mobilitazione in poche ore.

“Mario” ha dichiarato: “Grazie a tutti per avere coperto le spese del “mio” aggeggio, che poi lascerò a disposizione dell’Associazione Luca Coscioni per chi ne avrà bisogno dopo di me. Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere”. In assenza di una legge, infatti, lo Stato italiano non si è fatto carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito e dell’erogazione del farmaco, nonostante la tecnica sia consentita dalla Corte Costituzionale con la sentenza Cappato/Dj Fabo.

Il messaggio di Mario

L’associazione Luca Coscioni aveva reso noto lo scorso novembre un messaggio di Mario, nel quale il paziente spiegava i motivi della sua decisione: “Purtroppo da 11 anni sono paralizzato dalle spalle ai piedi a causa di un incidente stradale, destino, colpa mia, non lo so, ma è andata così. Sto combattendo come un leone da allora ma a causa dei costanti peggioramenti della mia disabilità e la stanchezza mentale di vivere una vita che di vita naturale e dignitosa non ha più nulla, sono stanco e voglio essere libero di scegliere sul mio fine vita. Nessuno può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni, negarmi un diritto dato da una sentenza della Coste Costituzionale sarebbe, oltre che una gravità assoluta, sarebbe condannarmi a vivere una vita fatta di torture, di umiliazioni e di sofferenze che io non tollero più. Si devono mettere da parte ideologismi, ipocrisia, indifferenza, e ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore e le sofferenze di malati e persone fragili. Mario”. Erano seguiti diversi appelli alle autorità italiane per sbloccare la situazione.

 

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.