Positiva l'approvazione ma regna l'incertezza
Suicidio assistito, sì della Camera: ma la legge discrimina i malati
Ieri la Camera ha approvato in prima lettura la legge sul suicidio assistito con 253 favorevoli e 117 contrari. La discussione che attendeva dal 2013, quando l’Associazione Luca Coscioni depositò una proposta di iniziativa popolare sul tema, è ripresa grazie al raggiungimento delle firme necessarie per convocare il Referendum Eutanasia Legale, respinto poche settimane fa dalla Consulta. Denominata “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”, la legge si pone l’obiettivo di regolamentare accesso e modalità di quanto previsto dalla Corte costituzionale con la sentenza Cappato/Dj Fabo, andando a disciplinare “la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente ed autonomamente alla propria vita”.
L’approvazione del testo rappresenta un passaggio positivo anche se tardivo e timido. Così come avvenuto per la legge sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento (il cosiddetto testamento biologico), il Parlamento si è limitato a trasformare in legge quelli che già oggi sono dei diritti riconosciuti dalla giurisprudenza e dalla sentenza 242 della Consulta. In realtà, facendo anche dei passi indietro. Nel testo approvato colpisce la discriminazione nei confronti delle persone malate. Se il testo fosse confermato dal Senato, sarebbero escluse dall’accesso al suicidio medicalmente assistito tutte quelle persone che, pur malate di patologie irreversibili e portatrici di gravi sofferenze ritenute intollerabili (pensiamo a un terribile cancro non più curabile), non sono collegate a macchinari o non necessitano di trattamenti sanitari salvavita per continuare a respirare, nutrirsi o idratarsi. Nei confronti di queste persone, l’accordo tra i partiti prevede che debbano continuare a vivere la propria condizione di sofferenza e possano fare richiesta di assistenza medica al suicidio solo davanti a un peggioramento tale da renderle dipendenti da trattamenti sanitari.
Solo a quel punto, quando solitamente ormai non rimangono nemmeno i tempi burocratici per avviare le procedure di suicidio assistito, queste persone potrebbero farne richiesta. A rendere incompleto il testo approvato è poi la mancanza di garanzie sulle tempistiche per poter accedere alla prescrizione del farmaco letale. L’iter prevede infatti che: 1. il richiedente avvia la richiesta con scrittura privata autenticata; 2. il medico che riceve la richiesta inserisce il paziente in un percorso di cure palliative; 3. la persona le rifiuta; 4. il medico redige un rapporto sulle condizioni e le motivazioni del richiedente; 5. il rapporto viene inviato al Comitato etico territoriale; 6. il Comitato visita il paziente per verificarne le condizioni; 7. entro un mese dichiara se il richiedente soddisfa o meno tutti i requisiti; 8. il fascicolo passa alla Direzione Sanitaria dell’ASL; 9. il medico incaricato accerta nuovamente, anche attraverso uno psicologo, che quella sia la volontà del paziente; 10. il medico può procedere al soddisfacimento della volontà del richiedente.
Dieci passaggi senza alcuna garanzia di risposta in tempi determinati e al netto di eventuali controversie, nel qual caso è necessario anche l’intervento del Tribunale.
Infine, come se la legge 194 sull’interruzione di gravidanza non avesse insegnato nulla, nel testo approvato è stata introdotta l’obiezione di coscienza attraverso un elenco di personale sanitario obiettore sempre e comunque. Una via alternativa sarebbe stata possibile: con la legge sulle DAT ad esempio il legislatore scelse di permettere l’obiezione di coscienza dei sanitari sul caso specifico, senza creare un elenco di obiettori sempre e comunque. Dalla discriminazione dei malati all’assenza di tempistiche certe, passando per un’obiezione di coscienza che ci fa fare un salto nel passato, il testo approvato sconta tante e diverse problematiche da superare al Senato prima che siano nuovamente i tribunali a migliorarla. È per questo indispensabile che il testo, a meno di un anno dalla fine della legislatura, sia immediatamente calendarizzato. Per questo con i volontari e le volontarie del Referendum Eutanasia Legale ci mobiliteremo nelle piazze italiane dall’8 al 10 aprile.
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