Dopo la bocciatura del referendum sull’eutanasia, ieri gli occhi erano tutti puntati sulla Camera dove è iniziata la discussione sulla “morte volontaria medicalmente assistita”. E fin da subito si è dovuto affrontare uno scoglio non da poco: il voto sull’emendamento che sopprimendo l’articolo 1 del testo (relatore Bazoli del Pd) avrebbe di fatto affossato la legge. Hanno votato contro l’emendamento soppressivo Pd, Cinque stelle, Leu, +Europa. A favore Lega e Fratelli d’Italia, contrari alla legge che farebbe fare un passo avanti al Paese, mentre Forza Italia ha dato libertà di voto.

La stessa indicazione è venuta anche da Italia viva, decisione che mina l’approvazione soprattutto al suo arrivo al Senato dove la maggioranza conta su meno parlamentari. Molto bello il discorso fatto a favore della legge da Massimo Ungaro proprio di Iv, non comprensibile invece se non in chiave di collocazione al centro la scelta del suo partito. Dopo il no della Corte Costituzionale al referendum sull’eutanasia tutti guardano al legislatore chiamato a riempire un vuoto normativo sempre più pesante. Ieri però, presenti i ministri Di Maio, Franceschini, Dadone, l’aula di Montecitorio era semivuota. La questione è facile: si vuole o meno garantire l’autodeterminazione delle persone rispetto al proprio corpo? È principio basilare di uno Stato laico, la possibilità di ciascun cittadino di poter disporre della propria vita. Nessuno, se la legge fosse approvata, verrebbe obbligato a fare qualcosa che non desidera ma si eviterebbe a molte persone sofferenti di continuare a stare male, di provare dolore. Si chiama anche pietà, oltre che civiltà.

Eppure la legge, il cui destino è molto incerto, è già in partenza minata da alcuni compromessi di fondo, messi in atto nel tentativo di rabbonire il centrodestra che come abbiamo visto rabbonito non è. Tanti i limiti della normativa che abbiamo visto con Riccardo Magi di +Europa, che proprio per questo ha presentato un ventina di emendamenti. Il suicidio medicalmente assistito si può fare solo se il malato rispetta una serie molto limitante di condizioni e se ha prima avuto accesso alle cure palliative. Si è poi introdotta l’obiezione di coscienza senza prevedere un meccanismo per garantire il diritto del malato, con il rischio che accada come per l’interruzione di gravidanza. E non sono indicati tempi certi da quando il cittadino ne fa richiesta a quando ha il via libera da parte del Comitato, senza dimenticare che i medici sarebbero chiamati a dare un giudizio non solo medico ma addirittura di carattere sociale e familiare, valutazione che non rientrerebbe nei loro compiti.

Ma queste critiche che migliorerebbero di tanto la legge, sono ben lontane da quello che è il livello attuale del dibattito. Il centrodestra spaccato su tutto usa i temi etici per ritrovare una unità perduta che non sarà certo questa vicenda a restituirgli, anche perché il paese con più di un milione di firme a favore del referendum sull’eutanasia ha dimostrato di essere molto più avanti dei suoi rappresentanti e non chiuso in una contrapposizione tra coalizioni. Quando c’è in gioco la libertà di scelta gli schieramenti nella società diventano fluidi, legati non alla ideologia, ma all’esperienza, alle storie di vita. Ieri il voto alla Camera è stato segreto su richiesta dei Fratelli d’Italia. Il mandato da parte del Paese invece è chiaro, molto chiaro. Non si può perdere anche questa occasione.

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