Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene.Fabio Ridolfi ha 46 anni e vive a Fermignano, in provincia di Pesaro e Urbino. Da 18 è immobilizzato in un letto a causa di una tetraparesi e riesce a comunicare solo attraverso un puntatore oculare.

In un video diffuso dall’Associazione Luca Coscioni, che segue il suo caso, ha espresso la sua volontà di ricorrere alla sedazione profonda. Fabio ha già ottenuto il via libera al suicidio assistito, ma si ritrova a dover fare i conti, ancora una volta, con ritardi e indifferenza.

La storia di Fabio

Fabio aveva lanciato un appello lo scorso 18 maggio: rivolgendosi allo stato italiano, aveva chiesto di poter avere accesso al sucicidio assistito. Gentile Stato italiano, da 18 anni sono ridotto così. Ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire”. A 24 ore da questa richiesta era poi arrivato il via libera da parte del Comitato Etico, comunicato però con 40 giorni di ritardo da parte dell’ASUR Marche: era stato infatti emesso l’8 aprile e solo dopo l’appello pubblico di Fabio il documento è improvvisamente riapparso.

Ma era incompleto: mancava infatti l’indicazione sul farmaco da utilizzare e le modalità di somministrazione. Proprio per questo motivo lo scorso 27 maggio Fabio aveva anche diffidato formalmente l’Azienda sanitaria unica regionale Marche a effettuare in tempi brevi tutte le verifiche sul farmaco. Una diffida a cui, però, l’Asur Marche non ha mai risposto. I legali di Fabio avrebbero potuto procedere  con un’azione penale nei confronti dei responsabili dell’inadempimento per omissione di atti d’ufficio, dato che sono decorsi i termini. Fabio avrebbe potuto scegliere di battersi ancora, proprio come ha fatto Mario, anche lui marchigiano: il primo a cui è stato riconosciuto il diritto al suicidio assistito nel nostro Paese.

Ma lui non ce la fa più. E ora il suo pensiero è rivolto ai propri cari, a chi gli è sempre stato accanto in questi lunghissimi anni e dovrà purtroppo vederlo soffrire ancora. Mentre il suo cuore continuerà a battere e lui sarà altrove.

“Un diritto negato”

Fabio aveva un diritto, quello di poter scegliere l’aiuto medico alla morte volontaria, legalmente esercitabile sulla base della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale (Cappato\DJ Fabo). Un diritto che gli è stato negato a causa dei continui ritardi e dell’ostruzionismo di uno Stato che, pur affermando che ha tutti i requisiti previsti dal giudicato costituzionale e riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta” affermano l’avvocato Filomena Gallo, Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio difensivo di Fabio Ridolfi, e  Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

Fabio merita rispetto e non di essere ignorato da uno Stato che crudelmente lo costringe a una sofferenza continua e non garantisce la sua scelta legalmente attuabile”. Dall’Associazione Luca Coscioni sottolineano inoltre il silenzio assoluto della politica nazionale, impegnata nell’insabbiamento al Senato del testo di legge sull’aiuto al suicidio, dopo che la Corte costituzionale ha impedito al popolo di esprimersi sul referendum”.